LETTERE A MARIA

LETTERE A MARIA

[427] LETTERE A MARIA
Un enigma affascinante

Non accade certo ogni giorno ciΓ² che capitΓ² al celebre Aleardo Aleardi.1 Solitamente, quando un nome femminile o una figura di donna appaiono nei versi o nella prosa di uno scrittore famoso, la persona coinvolta mantiene un riserbo discreto. Lettori, critici e curiosi, al contrario, si scatenano nella caccia all’identitΓ  nascosta, rincorrendo ipotesi e teorie che spesso restano irrisolte. Basti pensare al mistero eterno attorno a Beatrice di Dante, o alle Silvie e Nerine di Leopardi. Ma la storia che riguarda Aleardi Γ¨ unica nel suo genere e merita di essere raccontata.
Era il 1846 quando il giovane e affascinante conte veronese presentΓ² al censore austriaco2 il suo volume intitolato β€œLettere a Maria”. L’opera, un elegante intreccio di prosa poetica, ebbe un successo fulminante. Persino il censore, solitamente severo e distaccato, espresse un entusiasmo incondizionato. Ben presto, le pagine del libro iniziarono a conquistare lettori di ogni genere: giovani donne, patrioti e letterati si lasciarono incantare dalle emozioni che quei versi evocavano.
A Verona, come in altre cittΓ , molte donne iniziarono a dichiararsi segrete ispiratrici delle lettere. Una miriade di β€œMarie” si moltiplicΓ² tra sorrisi e allusioni, ognuna desiderosa di rivendicare un legame speciale con il poeta.
Tra le tante ipotesi che ruotavano intorno al mistero di Maria, una figura spiccava con una certa autorevolezza: Francesca Monti, una donna di eccezionale bellezza e raffinatezza. Nata a Napoli, divenne Baronessa sposando il Barone Hermann di Trieste, uomo d’affari e figura di spicco della societΓ  asburgica. La coppia si trasferΓ¬ a Verona, dove Francesca conquistΓ² l’ammirazione di tutti con il suo portamento elegante e la sua passione per le arti. Non era raro trovarla circondata dai piΓΉ brillanti esponenti dell’intellettualitΓ  dell’epoca, attratti non solo dalla sua intelligenza, ma anche da un fascino che pareva magnetico.
A un certo punto, perΓ², Francesca si ritirΓ² bruscamente dalla scena mondana. AbbandonΓ² la vivacitΓ  di Verona per stabilirsi in una villa imponente a Montebello Vicentino, conosciuta attualmente come Villa Miari o Villa Casarotti.3 Questa dimora, situata a mezza costa, domina, ancora oggi, il paesaggio con la sua struttura elegante e, all’epoca del racconto, con dei giardini molto ben curati. Tuttavia, il trasferimento non fu dettato solo dal desiderio di tranquillitΓ . Negli anni in cui la Baronessa vi risiedette, la villa fu utilizzata per ospitare i lavoratori impegnati nella costruzione della ferrovia Milano-Venezia, la celebre Ferdinandea. Questi uomini, spesso stanchi e poco attenti, lasciarono profonde tracce del loro passaggio, costringendo Francesca a organizzare un restauro completo della proprietΓ  una volta terminati i lavori.
Durante il suo ritiro a Montebello, Francesca si dedicΓ² a cause filantropiche, istituendo il primo asilo rurale per l’infanzia nella regione. Questo gesto, insieme alla sua improvvisa scomparsa dai salotti dell’alta societΓ , alimentΓ² voci e supposizioni. Molti iniziarono a credere che fosse lei la famosa Maria, musa ispiratrice delle celebri lettere di Aleardo Aleardi. La sua bellezza, il mistero che la circondava e la connessione con l’ambiente culturale dell’epoca la rendevano una candidata ideale.
Durante una serata in uno dei salotti piΓΉ rinomati diΒ Brescia, Aleardi annunciΓ² casualmente che la donna che aveva piΓΉ amato sarebbe arrivata il giorno successivo. L’affermazione scatenΓ² un turbine di curiositΓ  e invidie. Chi era questa donna? Sarebbe stata finalmente svelata la vera Maria?
L’indomani, la cittΓ  fu in fermento. Nei salotti e lungo le strade, un clima di attesa febbrile aleggiava ovunque. Alcune signore rimasero nascoste dietro le finestre delle loro case, spiando dagli angoli strategici, pronte a scoprire l’identitΓ  della misteriosa figura. Infine, in tarda mattinata, Aleardo si fece vedere, passeggiando con calma sotto i portici. Al suo braccio, perΓ², non c’era una nobildonna, nΓ© una bellezza leggendaria, ma una vecchina sorridente, avvolta in un semplice scialle. Era la sua balia, colei che gli aveva donato amore e cure nei suoi primi anni di vita. Con questo gesto ironico e affettuoso, Aleardo svelΓ² il suo disinteresse per le rivalitΓ  e le vanitΓ  che lo circondavano.
La storia di Aleardo Aleardi si intreccia con i tumulti di un’epoca, riflettendo sia la forza della poesia sia le difficoltΓ  della lotta per la libertΓ . Le sue parole, intrise di passione e impegno, continuano a risuonare come un richiamo al coraggio e alla bellezza, mentre il mistero di Maria rimane un affascinante enigma nel cuore della letteratura italiana.

BIBLIOGRAFIA: – Il quotidiano “Corriere della sera” del 17 febbraio 1927.
– A.Aleardi, LETTERE A MARIA, Venezia, 1846.
NOTE: 1) Il poeta, scrittore e conte Aleardo Aleardi, al secolo Aleardi Gaetano Maria, (assunse piΓΉ tardi il nome con cui divenne famoso, Aleardo) nacque a Verona il 14 novembre 1812 dal conte Giorgio e da Maria Canali.
2) Dal 1815 al 1866 il Regno Lombardo-Veneto fu una regione amministrativa dell’Impero austriaco.
3) Questi sono i vari passaggi di proprietΓ  della villa: Righi, Zanuso, Hermann, Mocenigo, Miari-Carlotti, Miari, Casarotti, Meneguzzo, Ogwang.
FOTO: Villa Miari in una foto di qualche anno fa (rielaborazione grafica Umberto Ravagnani, 2021).

Umberto Ravagnani

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