L’ORIGINE DELLA CHIESA DI SELVA

L’ORIGINE DELLA CHIESA DI SELVA

[393] L’ORIGINE DELLA Chiesa DI SELVA
Determinazione, fervore religioso e sociale di una comunità…

Nel cuore della pittoresca e fertile valle di Selva di Montebello, emerge una storia quasi incredibile attraverso le antiche carte d’archivio parrocchiali. In un vecchio manoscritto, si intrecciano verità e curiosità, offrendo uno sguardo vivace su un passato lontano ma ancora pulsante.
La località di Selva, storicamente sottoposta alla parrocchia di San Nicolò di Agugliana, ha sempre nutrito un profondo desiderio di autonomia amministrativa. Questo anelito, rimasto inascoltato per oltre un secolo, testimoniava la tenace volontà degli abitanti di Selva di affermare la propria identità ecclesiastica e sociale. Nonostante questo desiderio fosse spesso soffocato, l’aspirazione all’indipendenza ecclesiastica non si è mai spenta, continuando a vivere nel cuore dei suoi abitanti come uno dei desideri più ardenti e naturali.
Il manoscritto, redatto da un cittadino di Selva e trascritto dal curato Don Domenico Casalin nel 1894, offre un viaggio tra storia e leggenda. Tra le sue pagine si trovano racconti del lacus Dianae e del vulcano di Agugliana, echi delle visite di celebri viaggiatori del XVIII secolo e delle loro fantasie. Tuttavia, il fulcro della narrazione risiede in un’importante riunione dei capifamiglia della parrocchia, un evento che avrebbe segnato profondamente la storia della comunità.
Durante questa riunione, si discuteva del restauro della canonica di San Nicolò di Agugliana. In un momento di audace provocazione, qualcuno propose di costruire una nuova Chiesa più a valle, piuttosto che affrontare onerosi lavori di restauro. Questa proposta, inizialmente vista come radicale, venne accolta con un entusiasmo inaspettato. Il 26 marzo 1868, il prevosto benedisse la prima pietra della nuova Chiesa, con il parroco di Agugliana, Don Beniamino Rancan, che scelse di rimanere neutrale.
In soli dieci mesi, grazie al progetto del capomastro Giovanni Guarda, la nuova Chiesa si ergeva fino al cornicione. La costruzione fu resa possibile dalle generose donazioni in denaro, pietre e calce, e soprattutto dal lavoro gratuito dei “curaziani”, il cui ardore cresceva insieme alle mura della Chiesa. Il 16 maggio 1869, la nuova Chiesa, sebbene ancora incompleta, fu benedetta, e il 3 dicembre 1871, il Santissimo Sacramento fu stabilmente deposto al suo interno.
Gli anni successivi videro ulteriori miglioramenti: la sagrestia fu costruita nel 1874, il coro e la stabilitura interna nel 1884, e il soffitto “alla piemontese” nel 1885. Orgogliosi della loro Chiesa, i residenti decisero di aggiungere delle campane. Il 23 giugno 1877, tre nuove campane furono consacrate, e la prima di esse fu benedetta dal cardinale di Verona, S.E. Luigi di Canossa.
Alla fine del XIX secolo, la Chiesa fu ulteriormente abbellita con porte, una Via Crucis, quadri e un battistero. Tuttavia, il progetto della facciata, proposto da Gerardo Marchioro, fu accantonato a causa dei costi elevati. Parallelamente, la comunità di Selva si concentrò sulla costruzione di un cimitero. Nonostante l’offerta di un terreno e il supporto del sindaco, la burocrazia impedì la realizzazione del progetto, e si continuò a utilizzare il cimitero di Montebello.
Dal 1869, i nuovi curati di Selva assunsero il compito di curare le anime, spesso in contrasto con Agugliana. Nonostante i frequenti avvicendamenti dei curati e le molte famiglie emigrate in Brasile e Argentina, la comunità continuò a crescere, raggiungendo una popolazione di 980 persone all’inizio del Novecento.
Il fervore della comunità si manifestò anche nella costruzione delle scuole, progettate dall’ingegnere comunale Pietro Frigo e completate nel 1882. L’edificio scolastico, situato vicino alla Chiesa, rappresentò un altro traguardo significativo per la comunità.
La storia della Chiesa di Selva di Montebello non è solo un racconto di pietre e mattoni, ma un vivido esempio di determinazione, fede e comunità. Questa narrazione ci mostra come un piccolo gruppo di individui, mossi da un comune senso di appartenenza e da una visione condivisa, possa superare ostacoli apparentemente insormontabili per realizzare i propri sogni. La costruzione della Chiesa e delle altre infrastrutture non fu solo un atto di fede, ma anche un simbolo tangibile della resilienza e dell’unità della comunità di Selva.
Le vicende della Chiesa e delle sue successive aggiunte rappresentano una testimonianza duratura dell’impegno collettivo. Nonostante le sfide burocratiche e le limitazioni economiche, la comunità ha dimostrato che con la cooperazione e la determinazione si possono raggiungere traguardi significativi. Questo spirito di solidarietà e perseveranza è ciò che ha permesso alla piccola comunità di Selva di Montebello di costruire non solo edifici, ma anche una forte identità sociale e religiosa.

Umberto Ravagnani

FOTO: La Chiesa di Selva di Montebello in una foto degli anni ’60 del Novecento (collezione privata Umberto Ravagnani).
BIBLIOGRAFIA
: L.Zonin, Il campanile di Selva di Montebello, 2014.

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Un commento

  1. Maddalena Maule.

    I ricodi della mia vita sono lì. Preghiere, messe mattutine, amicizie e tante cantate. Messe, vesperi, canti sacri studiati e imparati a memoria sul Liber Cantus e l’Armonium dal suono meldioso suonato dal nostro Papà.

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