L’AMBULANZA VOLANTE A MONTEB.

L’AMBULANZA VOLANTE A MONTEB.

[385] L’AMBULANZA “VOLANTE” IN PIAZZA A MONTEBELLO

La politica espansionistica di Napoleone del primo decennio dell’Ottocento aveva favorito la riorganizzazione del corpo sanitario militare adattandolo alle esigenze di un nuovo modello di guerra.
Fin dal 1805 l’incessante e continuo movimento dei vari corpi d’armata all’interno del territorio italiano aveva indotto le autorità a pensare e favorire un massiccio ricorso al servizio sanitario non solo civile. Per finalizzare questo progetto fu istituito un corpo militare di presidio per prestare soccorso ai soldati malati o feriti durante le marce e i trasferimenti. L’abitato di Montebello, attraversato nel suo bel mezzo dalla Strada Regia, al tempo in cui ancora non esisteva la circonvallazione alla sinistra del torrente Chiampo, vide stazionare lungamente un’ambulanza militare, chiamata volante”, proprio nella piazza antistante il municipio. Si trattava spesso di una carretta coperta da un telone, trainata da 4 cavalli, la cui gestione era affidata a un consistente gruppo di addetti della sanità, anche di sesso femminile, diviso in piccoli nuclei che si alternavano nell’arco della giornata. La piena funzionalità di questo servizio era poi garantita, come nel caso di Montebello, località di tappa, grazie alla disponibilità di un sanitario civile presente, per l’appunto, all’interno dell’ospedale allora situato in piazza.
Dell’esistenza di questo insolito veicolo sulla piazza di Montebello, la si viene a conoscere in occasione di un triste evento accaduto in contrada Borgolecco. Infatti nel primo pomeriggio dell’11 gennaio 1807, l’Ufficiale di Stato Civile di Montebello, Antonio Fuga, di recò in questa strada, nel palazzo Sangiovanni, dove stanziava un presidio di soldati francesi, per accertare come il freddo inverno, con le sue insidiose malattie, si fosse portato via per sempre il piccolo Agostino Barà di soli 9 giorni. Il neonato era figlio di Pietro e di Aurelia Berti, coniugi, entrambi facenti parte dell’equipaggio dell’ambulanza militare presente da tempo in paese. In questa occasione, come voleva la prassi, fu necessaria la testimonianza di due persone, nella fattispecie dei due trentanovenni Antonio Criconia, industriale, e Sebastiano Gabrieli impiegato comunale.
È un po’ singolare il fatto che una donna militarizzata, tanto più se incinta, potesse ricoprire questo incarico che richiedeva la massima prestanza fisica. Tutto si può spiegare se Pietro Barà e Aurelia Berti, all’atto dell’entrata in servizio non fossero ancora sposati o che tutto si sia poi evoluto durante la loro permanenza a Montebello come addetti all’ambulanza.
Comunque Aurelia Berti doveva sicuramente appartenere a quel nutrito gruppo di donne, particolarmente coraggiose, al quale competeva in battaglia, e non solo, di sovraintendere soprattutto a ciò che riguardava l’alimentazione e l’igiene. E’ grazie alla comparsa di queste donne forti se il numero delle perdite dei soldati si ridusse drasticamente.
I loro compiti andavano ben oltre le mansioni per le quali erano state ingaggiate; all’occorrenza, erano in grado di imbracciare con perizia un fucile.
Non per niente Napoleone insignì quattro di loro della Legion d’Onore, onorificenza di solito riconosciuta ai combattenti maschi.
Pertanto appare evidente come l’ambulanza militare e i suoi sanitari non si limitarono ad affrontare il problema costituito dal continuo movimento delle truppe e quello dell’assistenza del crescente numero di soldati inabili inviati in licenza di convalescenza alle proprie case.
Non si sa quanto a lungo l’ambulanza militare napoleonica stazionò nella piazza del mercato di Montebello.
Certamente pochi anni, dato che nel 1815, in seguito alla sconfitta di Napoleone a Waterloo, arrivarono gli austriaci che rimasero ininterrottamente nel Veneto fino all’estate del 1866. (OTTORINO GIANESATO)

NOTE:L’AMBULANZA MILITARE consisteva di un cassone montato sul telaio di un carro a 4 ruote, capace di contenere 6 malati o feriti, 4 cavalli condotti da 2 carrettieri, 6 materassi, 6 barelle a cinghie, 1 cassa per strumenti chirurgici, 1 cassa per i medicamenti, 50 kg. di filacce e 50 kg. di tela per bendature. Questa era la versione francese del 1805, ma ne esisteva anche una italiana del tutto similare. Nel 1808/1809 l’ambulanza diventò una carretta a 2 ruote, pertanto più agile della precedente. Tra le tante dotazioni vantava un elaborato numero di medicine comprendente 22 composti chimici diversi, 5 tipi di cerotti per vari usi.

IMMAGINE: Una bella riproduzione di una vecchia ambulanza di epoca napoleonica (da HAT Industrie).

Umberto Ravagnani

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