[293] LADRI DI ACQUA
Il 2022 sarΓ ricordato come uno degli anni piΓΉ siccitosi della storia. La pioggia manca da molti mesi, i corsi dβacqua sono rinsecchiti e diventa perciΓ² problematico salvare le coltivazioni. Le falde acquifere si sono abbassate a tal punto che bisogna provvedere al razionamento limitando cosΓ¬ il prezioso liquido anche per lβuso personale. Il problema dellβapprovvigionamento idrico affonda le sue radici nella notte dei tempi e anche Montebello in passato ebbe i suoi grattacapi a causa della periodica mancanza dβacqua.
Nel 1433, per ovviare alla sua scarsitΓ , una quindicina di contadini di Montebello costruirono una rosta ossia argine nellβalveo del torrente GuΓ , lambente sia il territorio del loro paese sia quello di Meledo. Deviarono cosΓ¬ le acque in un fossato lungo mezzo miglio per portarle nei loro prati, ed una volta irrigati i terreni, le lasciarono sgrondare nei campi dei Meledesi con gravi danni alle coltivazioni.
Naturalmente gli abitanti di Meledo protestarono presso le autoritΓ della provincia e il podestΓ di Vicenza, il veneziano Tomaso Duodo, inviΓ² un perito, tale Josafat deβ Sala di Padova, per fare chiarezza.
Lβanno seguente nel palazzo del βBanco del Sigilloβ di Vicenza, alla presenza di numerosi nobili e avvocati dellβuna dellβaltra parte fu sentenziato che i montebellani avrebbero dovuto risarcire i danni provocati ai meledesi e fu loro proibito estrarre acqua dal GuΓ mediante la deviazione del corso del torrente.
Nel corso del cinquecento, con lβarrivo dei nobili Gualdo, non si contarono le dispute con Montebello in materia di acque del GuΓ . I Valmarana poi non furono da meno dei Gualdo se costrinsero i montebellani a ricorrere allβUfficio dei Provveditori ai “Beni Inculti” di Venezia per ottenere giustizia. Era successo che il conte Bartolomeo Valmarana aveva fatto scavare una roggia mediante la quale i suoi operai prelevarono senza autorizzazione ingenti quantitΓ di acqua nel mese di novembre e parte di dicembre del 1569. Per impedire questi arbitrari prelevamenti di acqua, nei secoli seguenti, le leggi della Serenissima che giΓ esistevano in materia di utilizzo delle stesse, diventarono ancor piΓΉ severe. Per aprire anche una semplice chiavica nei torrenti bisognava ottenere il permesso del magistrato dei βBeni Incultiβ, con pene severissime per chi avesse sgarrato. Naturalmente non erano lavori che potevano passare inosservati quelli di scavare e deviare i corsi dβacqua, vista la presenza e la frequenza con cui gli abitanti si recavano nei campi. CiΓ² nonostante molte denunce, piΓΉ o meno anonime, finivano sul tavolo delle autoritΓ . Esisteva poi una certa rivalitΓ tra i mugnai e i contadini entrambi bisognosi di acqua soprattutto nei periodi siccitosi. Lβirrigazione dei campi rendeva spesso insufficiente il flusso dellβacqua necessaria ad azionare le pale delle ruote dei mulini con conseguenti pericolose frizioni tra lβuna e lβaltra parte. Solo lβutilizzo delle acque a periodi alterni mitigarono il disagio causato dalla penuria dβacqua.
I punti piΓΉ caldi nei quali si verificarono abusi o tentativi di perpetrarli furono le localitΓ Frassine e Fracanzana toccate dal corso del torrente Chiampo.
In seguito alle rotte del Chiampo del 22 marzo 1711 nelle contrade menzionate, il conte Leonoro Sangiovanni non potΓ¨ utilizzare la chiavica per irrigare i propri prati, essendo lβacqua troppo torbida. Di sua iniziativa fece praticare un foro in un certo punto della chiavica, ottenendo cosΓ¬ dellβacqua pulita, seppur in scarsa quantitΓ . Sembrerebbe una cosa di poco conto, ma questa sua decisione fu oggetto di denuncia anonima agli organi competenti.
Lβ11 aprile del 1718 Bortolo Fattori di anni 52, boaro Paolo Nardi, e Francesco Fattori di anni 18 furono chiamati dalle autoritΓ comunali a deporre quanto un paio di giorni prima, camminando per la Strada Regia la notte dellβ8 aprile venendo il 9 videro: β¦ βlavorar degli uomini sul terraglio del torrente Chiampo sive AldegΓ in contrΓ della Fracanzana sive Frassine, di sotto al ponte verso sera. A poca distanza dal ponte, poco lontano dal terraglio, videro del sabbion e della calcina che il giorno avanti non cβeranoβ.
Questa tipica deposizione di quel tempo era stata necessaria perchΓ© qualcuno, piΓΉ o meno nascostamente, aveva progettato di scavare nellβargine e costruire un condotto per prelevare dellβacqua dal torrente. Evidentemente questa preparazione ad una illecita operazione era stata notata e portata sul tavolo delle autoritΓ preposte al controllo dei corsi dβacqua.
Purtroppo questa non fu lβultima abusiva sottrazione di acqua perpetrata ai danni della comunitΓ .
OTTORINO GIANESATO
Foto: Il torrente Chiampo a Montebello in una bella cartolina degli anni 50 del Novecento (collezione Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
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