RICORDI DI SCUOLA A CA’ SORDIS

[328] RICORDI DI SCUOLA A CA’ SORDIS
Una intervista di Maria Elena Dalla Gassa a LAURA MIOLI

Come Maria Rosa Trentin, della quale abbiamo parlato la scorsa settimana, anche Laura Mioli merita di essere ricordata per la sua generosità, il suo altruismo, ma anche per la sua vena poetica e la sua passione per la recitazione. Nata a Montecchio Maggiore il 20 giugno 1950 da Tullio e Bedin Giuseppina, durante l’infanzia abitava a Ca’ Sordis, una piccola ma vivace contrada di Montebello, ed è qui che ha frequentato la scuola elementare. Pubblichiamo oggi una intervista, fattale qualche anno fa da Maria Elena Dalla Gassa, dove Laura narra alcuni episodi rimasti scolpiti nella sua memoria:
« Sono sempre andata a scuola a Ca’ Sordis. I primi anni non sono andata in una vera scuola se la s’intende come edificio, sono stata in una casa privata. Il proprietario aveva concesso una stanza al Comune come scuola fino a quando non è stata costruita. I bambini qua della zona prima andavano alla scuola in centro.
Mi ricordo che in classe passavano i topi perché eravamo in campagna e vicino alla casa c’era il granaio. Nella scuola nuova c’era una bidella e in tutto saremmo stati 50/60 scolari. Mi ricordo che i contadini della zona regalavano la legna se no avremmo patito il freddo, ci si scaldava con le stufe. A scuola indossavamo tutti, bimbe e bimbe, grembiuli neri, con colletto bianco. Ho avuto tre maestre. Letizia Meacci, Antonietta Leoni Costantini e Maria Maragno Segato.
La maestra Meacci veniva da Lonigo in treno e allora dalla stazione a scuola veniva in bicicletta, che le aveva dato mia mamma. Lasciava la bicicletta in stazione. Quando nevicava capitava che non riuscisse a venire a scuola. Prima di iniziare la scuola si faceva sempre il segno della croce e si recitavano le preghiere. Io a scuola ero una sussidiata. I Sussidiati erano i bambini che ricevevano i sussidi dal Comune e a merenda ci davano da mangiare pane e formaggino il pane era buono perché lo andavano a prendere in un’osteria qui vicino, ma i formaggini no quelli proprio no. Ti “impastellavano” la lingua e la bocca, dovevano essere degli americani perché qua non ne avevo mai visti così. La bidella controllava se mangiavamo il formaggino, dovevamo mangiarli per forza non potevamo buttarli.
A scuola si facevano sempre festa a Natale e a Carnevale. Tutte le mamme portavano qualcosa. A Pasqua portavano le “fuase” pasquali che dividevamo sempre in due. Erano belle queste feste anche perché vedevi tanta solidarietà e voglia di condividere.
Una volta la maestra era sacra. Se andavi male a scuola non davano la colpa alla maestra, ma i genitori dicevano che era colpa tua che non ti eri impegnata abbastanza.
Una volta ho avuto una supplente che veniva dalla Bassa, non riuscivo a capire niente quando spiegava, se non capivi sbagliavi tutti i compiti è logico. Be’ la pagella è stato un disastro, avevo paura andare a casa perché sapevo che le avrei prese da mia mamma. Non avevo proprio coraggio perché sapevo cosa mi aspettava. Sono rimasta in classe. Se non fosse passata la bidella sarei rimasta chiusa a scuola. La bidella mi ha visto e mi ha detto che dovevo uscire perché doveva chiudere la scuola io le ho detto che non potevo tornare a casa per via della pagella, ma la bidella non ha voluto sentire ragioni e mi ha fatto uscire. Una volta a casa ho preso le mie da mia mamma. Come era logico. A scuola c’era tanta severità e tanti castighi: in ginocchio sui sassolini, in piedi dietro la lavagna. Proprio per evitare questo castigo un mio compagno ha fatto un finimondo in classe. Anche una volta nonostante tutta la severità c’erano bambini vivaci che non ascoltavano e ne combinavano di tutti i colori. Questo mio compagno ne aveva fatte una delle sue, diciamo era uno degli elementi peggiori, be’ la maestra lo voleva mandare in castigo dietro alla lavagna e lui cos’ha fatto è saltato sui banchi per scappare dalla maestra. Saltando sui banchi ha fatto cadere e rovesciare le cose che erano sui banchi. A me ha fatto rovesciare tutto l’inchiostro del calamaio sui quaderni. Quando sono tornata a casa ho preso le mie dalla mamma perché avevo i quaderni e il libro rovinati anche se non era stata colpa mia ma dovevo stare attenta a salvarmi le mie cose di scuola. Le cose di scuola erano ridotte al minimo perché non c’erano tanti soldi da spendere e per foderare libri e quaderni si usava la carta. La penna era a cannetta, con pennini che “pociavimo” con l’inchiostro ma se non lo attingevi in modo giusto gocciola sul quaderno e se capitava per rimediare al danno, si usava la carta assorbente. Questo mio compagno non era l’unico della classe ad essere diciamo così vivace, ce n’erano anche altri uguali a lui.
Un’altra volta alcuni miei compagni hanno fatto uno scherzo al direttore. Il direttore veniva a fare le sue ispezioni in bicicletta e la lasciava sempre nel cortile della scuola. Di solito il direttore stava tutta la mattinata a controllare. Arriva la ricreazione e alcuni miei compagni prendono del filo di ferro e lo girano tutto intorno ai pedali e alle ruote così che non si poteva pedalare e le ruote non potevano giare. Io e altre mie compagne abbiamo visto tutto e quando i ragazzi si sono accorti che li stavamo guardando ci hanno minacciato e hanno detto: “Guai se parlate perché vi picchiamo se fate la spia alla maestra”. Suona la campanella si ritorna in classe io ero tutta spaventata non si scherzava mica con quei ragazzi lì se avevano detto che ti picchiavano ti picchiavano, non guardavano se eri una bambina. Siamo in classe ed entra il direttore tutto rosso che urlava: “Chi è stato? Chi è stato?” la maestra non capiva cosa volesse dire e gli ha detto: “Si calmi e mi dica…”. Quando il direttore le ha detto cosa era successo la maestra ha chiesto: “Voi bambine sapete chi è stato?” e noi tutte a testa bassa, perché avevamo paura dei compagni, abbiamo detto insieme: “Noooo”. La maestra aveva capito chi poteva essere stato infatti i colpevoli li ha fatti uscire a liberare la bicicletta del direttore. Poi ha detto sempre al direttore che saremmo stati puniti tutti.
Ci ha dato tante di quelle copie che non ti dico, non potevo neanche fermarmi per riposarmi. Oltre alle copie ho preso anche da mia mamma perché consumavo tanti fogli e fogli costavano. Bisognava avere cura delle cose di scuola perché costavano e di soldi ce n’erano veramente pochi. Ho fatto fino alla quinta avrei voluto fare anche la Sesta tanta era la voglia di studiare, ma c’era bisogno in casa e la Sesta si faceva alle scuole in centro a Montebello.» (Da La “Scuola vecchia” Elementare di Montebello Vicentino di Ottorino Gianesato, Umberto Ravagnani, Maria Elena Dalla Gassa)

Foto: Anno scolastico 1957-58 – classe IIa. Laura Mioli in una delle foto classiche che si facevano all’epoca (cortesia Laura Mioli, rielaborazione grafica Umberto Ravagnani).

Umberto Ravagnani

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Un commento

  1. Bei ricordi anch’io ho fatto le elementari a Ca’ Sordis le maestre le ricordo con tanto amore soprattutto la maestra di Milano Elsa Brugnoli che mi chiamava dentro in classe quando non c’era nessuno e mi dava una mela…sapeva che avevo la psoriasi…solo a lei l’ho detto era materna dolce…che nodo alla gola…

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