[325] IL PONTE DELL’ACQUETTA (tra i torrenti Guà e Chiampo)
Si sa che fino all’inizio del ‘500 il torrente Chiampo confluiva nel torrente Guà nei pressi dei confini dei territori comunali di Arzignano e Montorso e con questo diventava un unico ed impetuoso corso d’acqua. Col passar del tempo, a causa delle ripetute rotte, sempre in quel di Arzignano, il Chiampo cambiò direzione scendendo direttamente verso Montebello e unendosi nelle campagne di Montorso con il torrente Aldegà che dalle colline di questo paese traeva origine. La nascita del rio Acquetta, nelle dimensioni che tutt’oggi mostra, avvenne quindi nella prima metà del cinquecento, alimentato dalle acque di scolo dei terreni che non poterono più confluire, come in passato, nel Chiampo e poi nel Guà. Non è escluso che questo rio, prima della menzionata rotta del Chiampo, altro non fosse che un antico e modesto fossato o avvallamento nella zona allora conosciuta come la ‘Valdemexe’, usato nei periodi di siccità come strada. Un corso d’acqua modesto quello dell’Acquetta, ma, alimentato dalle rotte dei due torrenti a lui paralleli, fu capace di sconvolgere la viabilità maggiore nei pressi di Montebello costringendo per secoli i viandanti ad abbandonare l’antico percorso della Strada Regia e dover utilizzare quello della via centrale del paese che acquisì la stessa denominazione. Delle origini del rio Acquetta ce ne parla un documento del 1661 redatto quando il suo attraversamento in Montebello, nella località Borgo, creò non pochi disagi ai viaggiatori e agli abitanti per la mancanza di un ponte.
« 25 Gennaio 1661 – Per riverente esecuzione de’ comandi di Vostre Signorie Illustrissime, mi son conferito io Giovanni Briatti perito nella terra del Vicariato di Montebello a veder la Strada Reggia che da questa conduce a Verona nel loco dove è attraversato dalle acque dell’alveo dell’Acquetta per vedere di riconoscere le cause per le quali capitano ivi tante acque, considerando se si potesse divertirle (deviarle) e come si possi ridurre la suddetta Strada Reggia in quella parte transitabile. Pertanto riverentemente dico alle Signorie Vostre Illustrissime come che le cause sono queste: discendono dalle montagne superiori della Val di Dresseno due torrenti, uno dalli monti di Arzignano verso levante detto Guà et l’altro della terra di Arzignano verso ponente nominato Chiampo, e dalla detta terra da’ monti in poi verso mezzodì, detti torrenti vengono tenuti incassati con grandi argini che perché le acque di essi torrenti conducono dalle suddette montagne quantità di sassi giare, si sono fatti così alti de’ fondi (alvei) che in molti lochi li fondi di detti torrenti sono più alti delle campagne onde che le acque scoladicce et sortite dalle campagne di Arzignano, Cesara/e, Montorso, Zermeghedo, Montecchio Maggiore et di Montebello che si sono situate tra li predetti due torrenti e che anticamente scolavano in essi torrenti, per le cause suddette, non possono più in quelle scolare, anzi che nel tempo di acque (piogge), le acque di detti torrenti penetrano per sotto li argini ed entrano nelle campagne et così unite le acque sortive de’ fonti che de scoladicce di esse campagne suddette entrano nel detto alveo nominato Acquetta che nella terra di Montebello attraversa la suddetta Strada Reggia che la rende intransitabile a cavalli et a carrozze in modo che il presente passato 15 Gennaio (1661) , che li torrenti sono quasi (del) tutto asciutti, non si può passare se non con grandissima difficoltà per chi non ha pratica di andare in suso (più a nord) e torsi fuori di strada, se ivi non (vi) sono le guide che il giorno sempre s’attrovano, si bagneriano le persone che talvolta anco se ne sono annegate, che li corrieri la notte si bagnano e rovinano le scritture…Per mio riverente senso riferisco alle Signorie vostre Illustrissime come che per render la Strada Reggia predetta in quella parte pratichevole et transitabile, sarà che di necessità farsi COSTRUIRE UN PONTE, e che perché sia durevole e che non si riduca come quello del Guà et altri che, essendo in questo sito detto alveo dell’Acquetta largo Piedi 46 (metri 16 ca.), sian fatti due muri con mezzi speroni l’uno per parte di esso alveo e contro la strada et un pilon nel mezzo…facendosi 5 correnti (travi longitudinali tra riva e pilone a sostegno della coperta del ponte- (n.d.r.) di rovere con suoi modiglioni (longheroni trasversali ai correnti- (n.d.r.), coperto di tavoloni con sopra coperta ingiarata fra le “ruare” (solchi fatti dalle ruote dei carri n.d.r.), che così durerà per molto tempo, che venendo il caso di alzarlo per il crescimento dell’alveo che può venire con la lunghezza del tempo. » Vicenza, Giovanni Briatti
Come tutti i lavori pubblici importanti anche il cantiere dell’Acquetta ebbe il suo presidente, o meglio i presidenti visto che a sopraintendere all’opera furono designati i conti Lelio Gualdo e Ottavio Sangiovanni.
I due eletti si accordarono il 7 Aprile 1661 con Bartolomeo Schiavo spezzapria (spaccapietre) di Montecchio Maggiore perché “s’impegnasse a cavar le prede che abbisognavano alla erezione del ponte per il prezzo di Marchetti 17 al piede quadro”.
Fino a tutto Settembre di quell’anno il valore delle pietre consegnate fu di Troni o Lire 408. 17. Invece le pietre di Chiampo impiegate (marmo) per la creazione dei tagliacqua furono valutate Troni o Lire 254.11. Inoltre, tra il 7 Settembre ed il 10 Agosto, furono utilizzati 5600 quadrelli (mattoni) e altri 10380 fino al 2 Novembre.
Gli impresari che si assunsero l’onere dell’esecuzione dei lavori furono Gio.Pietro Cironi (Ceroni) e Pietro Adamo spezzapria. Costoro per la realizzazione del manufatto utilizzarono una macchina edile che mai prima ho trovato impiegata in occasione di lavori simili: l’argano. II Boerio nel suo “Vocabolario Veneziano” così definisce questa macchina “strumento di legno intorno a cui s’avvolge un canapo per uso di tirar in alto prede”. Come si leggerà più avanti questa attrezzatura verrà nuovamente reimpiegata confermando quindi la sua grande utilità.
II Diario dei Lavori riferisce che il 10 Ottobre il macchinario fu rimandato a Vicenza nel “si è fatto conto haver havuto luogo da dove era stato prelevato meno di un mese prima la detta argana giornate 24” (da “Montebello ostaggio dei ponti“, 2011, Ottorino Gianesato, Amici di Montebello).
OTTORINO GIANESATO
Foto: Il ponte dell’Acquetta a Montebello nel 1892 (rielaborazione grafica Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
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