[366] βDALLE STALLE ALLE STELLE β¦β
GiΓ si Γ¨ parlato nel nΒ° 357 dal titolo βDue famiglie rampantiβ delle fortune che cercarono e trovarono a Montebello quei nuclei che qui emigrarono pieni di speranze. In particolare uno di loro. Infatti non esiste un detto piΓΉ appropriato, come quello che recita βdalle stalle alle stelleβ, per indicare lβascesa economica di cui si rese protagonista la famiglia Anselmi tra inizi settecento e fine ottocento.
I suoi componenti, provenienti dallβalta Lessinia si stabilirono a Montebello come semplici coltivatori della terra, si diedero un bel da fare nella gestione di piccole o grandi proprietΓ prese in affitto o a livello. Nel corso degli anni passarono cosΓ¬ da fittavoli a proprietari delle campagne da loro lavorate e non disdegnarono di emulare le banche prendendo denaro da chi investiva su di loro per poi darlo in prestito.
Quando le loro abitazioni di Montebello si rivelarono poco in linea con le loro potenzialitΓ economiche, furono spinti a compiere il grande passo di acquistare, dapprima una discreta casa a Vicenza per poi comprare il prestigioso edificio a fianco di questa, ossia palazzo Leoni-Montanari a santa Corona.
In precedenza la facoltosa famiglia Leoni-Montanari, composta da ricchi mercanti di stoffe e tintori originari di Villabalzana, abitΓ² nel palazzo costruito nel 1676 e quando lβultimo dei suoi appartenenti morΓ¬ la lussuosa dimora fu acquistata, nel 1808, dal nobile Girolamo Egidio Di Velo.
Non passarono molti anni che il nobile appena menzionato rese lβanima a Dio e i suoi eredi decisero di non abitare il palazzo e di venderlo appunto agli Anselmi che cosΓ¬ trasferirono da Montebello a Vicenza il loro domicilio, pur non definitivamente.
Lβacquisizione del palazzo da parte dei fratelli Bortolo e Antonio Anselmi avvenne nel 1834, con atto del notaio Francesco Tecchio di Vicenza, per il prezzo di 79.500 Lire Venete.
Nel breve volgere di 5 anni i due fratelli Anselmi morirono, lβultimo fu Bortolo nel 1839, lβunico ad essere padre di due rampolli: Luigi e Gio.Batta. Pertanto il palazzo, in quel periodo denominato Anselmi, diventΓ² proprietΓ dei due fratelli. Solo fino al 1849 perΓ². In quellβanno, gli eredi Anselmi decisero consensualmente di dividere fifty-fifty le loro sostanze fino ad allora amministrate e godute insieme senza contrasti di sorta.
La divisione obbligΓ² gli esecutori legali a redigere dettagliatissimi e lunghissimi inventari dei beni che oggi sono una miniera inesauribile di notizie. La descrizione minuziosa, in quel momento ex palazzo Leoni-Montanari, occupa numerose pagine ed grazie a questo documento che oggi si puΓ² comprendere e conoscere a fondo le caratteristiche e la disposizione dei numerosi locali e gli oggetti in essi contenuti in quel tempo.
Per ragioni di spazio Γ¨ di seguito descritta una parte del piano terreno, anche perchΓ© solo in questo viene nominato Gio.Batta Anselmi come fruitore. Alcuni dettagli poi del piano nobile.
Palazzo
βIn contrada santa Corona al numero comunale 980, confina a sera con altra casa di proprietΓ al numero comunale 981 in contrΓ della Pozzaβ (contrΓ della Pozza oggi contrΓ Apolloni).
Confina a mattina con la strada comune e a mezzogiorno Caldonazzo-Eredi Zago, a sera mediante altra casa di questa ragione e di Segala, a tramontana la strada comune. Dividesi in pian terreno, piano nobile, secondo piano, granaio e altana.
Pian terreno:
NΒ° 1 Vestibolo con accesso dalla strada al palazzo con pusterna ? (pusterla = piccola porta) di ferro che lo divide dalla corte
NΒ° 2 Studio a mezzogiorno del NΒ°1 e colonne di stufe
NΒ° 3 Bagno a mezzogiorno del NΒ° 1 e a sera del NΒ° 2 con vasca di pietra. Fra il NΒ°2 e il NΒ° 3 esiste un corridoio di comunicazione, uno stanzino di disimbarazzo ed una scala secondaria che giunge alle stanze superiori
NΒ° 4 Ingresso dellβappartamento del fratello Gio.Batta a nord del NΒ° 1
NΒ° 5 Studio a nord del NΒ° 4
NΒ° 6 Stanza di ricevimento a nord del NΒ° 5
NΒ° 7 Camera da letto a nord del NΒ° 6
NΒ° 8 Stanza di pulimento a sera del NΒ° 7 con stufa
NΒ° 9 Locale oscuro (cieco) a mezzogiorno del NΒ° 8 e a sera del NΒ° 7 con scala secreta che guida alle stanze superiori
NΒ° 10 Stanza pel portinaio a tramontana del nΒ° 1 ed a sera del NΒ° 4 con parete a nicchia a formazione di una interna cucinetta con camino e sciacquatoio con scala di legno alla galeotta che mette ad un piccolo locale sopra della cucina
NΒ° 11 Scalone a due rami di pietra con aperto sottoscala a sera del NΒ° 10 con due porte ad arco che mettono in corte e cancello di ferro allβorigine della scala
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NΒ° 17 Scuderia a sera del NΒ° 13 a sei poste sorretta da colonne con soffitto a crociera
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NΒ° 21 Legnaia
NΒ° 22 Rimessa a mezzogiorno della corte e a mattina del NΒ° 21 con soffitto a voltoβ¦con catene di ferroβ
—– Etc. Etc:
Nel piano nobile o primo piano esistono: la camera turca, la camera etrusca, la camera bianca, la camera celeste e la camera rossa.
Quando una ventina di anni dopo Luigi Anselmi passΓ² a miglior vita, purtroppo senza figli, il fratello Gio.Batta, suo erede, vendette il palazzo, un tempo Leoni-Montanari, al nobile Milan -Massari per 67.000 Lire. Nel 1908 la vedova del nobile Milan, Elena Tiepolo, lo trasferΓ¬ allβallora Banca Cattolica Vicentina, diventata poi Banca Cattolica del Veneto (oggi lβedificio Γ¨ di proprietΓ di Banca Intesa).
Dopo questa cessione Gio Batta lasciΓ² Vicenza per stabilirsi definitivamente nella villa di Montebello fatta costruire nel 1847 ai confini col comune di Brendola. Qui la morte lo raggiunse nel 1878, non prima di aver alienato diversi beni, tra i quali βVilla Valle di Brendolaβ che era appartenuta al fratello Luigi (OTTORINO GIANESATO).
FOTO: Il palazzo Leoni-Montanari a Vicenza, Sulla destra si vede la prima modesta casa acquistata dagli Anselmi. In seguito acquisirono l’intero complesso (foto-riproduzione di Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
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