[324] LβASTUZIA DEL MARCHESE MALASPINA
A causa delle molte lamentele degli abitanti di Montebello per i danni causati dallβesondazione del torrente Chiampo nel 1691, il Capitano di Vicenza incaricΓ² i periti Bortolomeo Munari e Angelo Zanovello di redigere uno studio e disegnare una precisa mappa che servissero a rimediare i disastri provocati da alcuni lavori effettuati sul torrente dal marchese Malaspina per proprio tornaconto. Questa Γ¨ la storia di quanto Γ¨ successo in quelle circostanze, ricavata dai documenti d’archivio originali dellβepoca.
I Malaspina possedevano, oltre al palazzo, il mulino ora a tre ruote con le annesse costruzioni. II Chiampo, essendo un torrente, non garantiva abbondanza dβacque per cui, il 23 gennaio 1654, Spinetta Malaspina aveva inviato una supplica ai Provveditori ai Beni Inculti di Venezia per poter utilizzare le “scoladizze di Montecchio Maggiore per i Molini di Montebello”. Egli osservava che per la mancanza dβacqua il mulino “resta in tutto, e per tutto di niun uso, et affatto inutile, cosa che apporta danno nottabile, si Γ mΓ¨, che lo possedo, come aglβhabitanti e Circomvicini di detto Luoco, necessitati perciΓ² con perdita di Tempo, e ancormodo non ordinario provedere altrove il loro bisogno”. Le acque di Montecchio dovevano entrare in Chiampo-AldegΓ sopra il mulino e ritornare nel detto torrente una volta utilizzate. Chiariamo che queste acque, che scorrevano nellβattuale βBacinoβ, dovevano essere portate alla roggia del mulino attraversando il torrente Chiampo. Per farlo necessitava o un canale sotterraneo o una rosta che inevitabilmente sarebbe diventata, in caso di piena, un ostacolo dentro il torrente. Il 24 luglio 1655 i Provveditori Sebastian Giustinian, Gierolemo Soranzo, Silvestro Valier concessero lβutilizzo di dette acque, dopo aver sentito anche il parere del Capitano di Vicenza il 26 febbraio 1654, esaminato il ricorso di Francesco Viviani e visti i disegni dei periti che si erano recati sul posto. Lβinvestitura, scritta il 18 agosto 1655, imponeva a Spinetta Malaspina un pagamento di cento ducati e lβuso delle acque solo per il mulino; concedeva lβautorizzazione ad attraversare gratuitamente i beni comunali, pagando invece il doppio per lβattraversamento dei beni privati; imponeva il rispetto delle altrui ceriole (canali) e infine non si doveva assolutamente recar danno alla navigazione.
La scelta fatta dai Malaspina per portare le acque alla bocca del canale che le conduceva alle pale del mulino fu quella di costruire una palizzata, in funzione di diga, per non farle disperdere dentro il torrente. Mancava solo una piena e lβacqua, trattenuta e alzata dallβostacolo, lo travolse scendendo impetuosa verso il ponte che fu abbattuto con altri danni nel posto.
Si aprΓ¬ cosΓ¬ il 26 luglio 1692 il processo per la caduta del ponte “chβera sopra il Fiume Chiampo in Montebello”. Tenendo conto che la Strada Regia passava per il paese e attraversava tale ponte era indispensabile che questo fosse subito ricostruito. Lo imponeva la ducale del 7 maggio 1692 e il marchese Ippolito Malaspina, il 4 giugno, aveva presentato un suo progetto, dichiarandosi disposto a contribuire alle spese eccedenti quelle della ricostruzione del precedente ponte, qualora la sua proposta fosse stata accettata. Fu accolta dai rettori di Vicenza. Cosa contenesse di nuovo tale progetto lo si comprende dallβaccordo. Il nuovo ponte doveva sostenersi, come il vecchio su due piloni. Si sarebbe utilizzato il secondo, quello verso Vicenza, e se ne sarebbe costruito lβaltro oltre, sempre verso Vicenza. In tal modo il torrente veniva allontanato dal mulino, al quale aderiva, e dal palazzo dei marchesi. I piloni poi dovevano avere fondamenta piΓΉ profonde. La cittΓ di Vicenza sborsava ottocento ducati, concessi ad Ippolito, il quale sβimpegnava di suo totalmente per le pontare, per la costruzione di entrambi i piloni, dato che dovevano essere piΓΉ profondi, e per il rimborso ai privati visto che lo spostamento del torrente avrebbe occupato nuovi spazi. Poi, una volta costruito il ponte, il marchese doveva “Γ sue spese drizzar il corso del fiume con stillada1, riparo dβarbori vivi, et argine col suo tempo, che comincierΓ dal Pillone verso Verona, et Γ dritta linea proportionatamente di lunghezza, e laghezza tanto disopra il Ponte, quanto di sotto, il tutto Γ commodo, e preservatione maggiore della Strada regia, sua Casa e Mollino, da esser essi riparo, stillada1, et argine piantato, e formato a giudizio de Periti, con obligatione al Sig. Marchese dβesser per sempre tenuto et obligato tenirlo in acconcio per il suo Mantenimento nel Stato, et essere che sarΓ fatto, et approbato, restando il Sitto chβavanzerΓ con la forma sudetta, di ragione propria dβesso Sig. Marchese, dovendo esser ingrossito in tal forma, e fortificato lβArzere, ove Γ¨ stata la rotta, cosi che per causa dellβAqua della Roza del Molino, Γ² pur per lβaltra estratione, e condotto superiore della medesima Roza vicino allβHosteria Valmarana, che corre nella Corte del Sig. Marchese non possino succedere piΓΉ Rotte…”. Lβallontanamento del corso del torrente, con la costruzione della relativa Pontara, bloccΓ² la roggia del mulino che fu perciΓ² incanalata sotto la salita al ponte ed Γ¨ ancora esistente. Tra le clausole si legge, a conferma, “che resti in oltre obligato il Sig. Marchese, succedendo danno per causa della Rosa del Mollino, che scorre al presente per mezo della Pontara con condotto sotteraneo, levarla, e rimoverla da detto sito col darle altro esito, che sia di pregiudizio, e danno Γ chi si sij, ne Publico, ne Privato. Del Pubblico per la Strada Regia, e Quartieri; Del Privato per li Benni. Restando sempre obligato il medesimo Sig. Marchese alla riparazione, et rissarcimento in tutto come sopra”.
La piena del torrente aveva causato altri danni. Erano rimasti coinvolti i Quartieri dei militari, ovvero la caserma che si trovava nellβattuale villa Valmarana-Zonin, per cui si aggiunse, tra le clausole, “che il Sig. Marchese si tenuto, et obligato con suoi Eredi, e successori dar scolo Γ qual si voglia Aqua Γ benefizio delli Quartieri delle Millitie che sono contigui alla sua Casa Dominicale, con che sia et sβintendi sopita trΓ esse parti ogni, et qualunque contesa”. Firmatari dellβaccordo i deputati di Vicenza “Scipion Repeta, Pompeo Trissino, Scipion Ferramosca, Giacomo Valmarana, Antonio Porto Barbaran, Giovanni Franceschini, Ottaviano Valle, Vicenzo Scroffa, Girolamo Caldogno. Controparte Ippolito Malaspina. Tratta la presente dal Processo B. numero 28 per la Magnifica CittΓ Γ causa della costruzione del Ponte Chiampo in Montebello contro il Sig. Marchese Hippolito Malaspina, esistente in Archivio di torre degli Illustrissimi Signori Deputati di questa Magnifica CittΓ di Vicenza questo giorno 13: Agosto 1793″.2
Note: 1) Specie di argine formato da grossi pali conficcati lungo le sponde di in corso dβacqua.
2) L. BEDIN, Santa Maria de Montebello, vol. II, 2017, Montebello Vicentino.
Immagine: Da un disegno dei periti Bortolomeo Munari e Angelo Zanovello sull’esondazione del torrente Chiampo del 1691 (la mappa originale dalla quale Γ¨ stata ricavata l’illustrazione Γ¨ collocata presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza, Archivio Torre).
Umberto Ravagnani
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