27 Aprile 2014: VALSANZIBIO (PD) VILLA BARBARIGO – VILLA GIUSTI
LUVIGLIANO-VILLA DEI VESCOVI Una prima costruzione fu presumibilmente eretta ai piedi del monte Solone sul finire del Quattrocento, per volere del vescovo Jacopo Zeno, su progetto di Bartolomeo Bon, come luogo di riposo e soggiorno estivo per i vescovi padovani. Il nucleo architettonico originario venne in seguito ampliato: nel 1501 per volontà del vescovo Pietro Barozzi, quindi, tra il 1529 e il 1543, per volere del cardinale Francesco Pisani. La direzione dei lavori e la riorganizzazione dell’intero fondo agricolo furono affidate dal cardinale all’amministratore della mensa vescovile Alvise Cornaro, il quale si servì dell’aiuto dell’architetto veronese Giovanni Maria Falconetto. Alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1535, i lavori furono condotti da Andrea da Valle, suo allievo; è quindi ipotizzabile che la villa sia stata ideata dal primo ma materialmente realizzata dal secondo architetto. È pure stata avanzata l’ipotesi di un intervento di Giulio Romano, cui Pisani scrive in due occasioni nell’estate del 1542: è opinione del Beltramini che a lui si deva l’ideazione del bugnato che caratterizza il piano terreno della villa. Mentre la realizzazione degli stucchi, sempre su disegno di Andrea da Valle, fu intrapresa nel 1542, gli affreschi vennero affidati, sul finire del 1543, al pittore fiammingo Lambert Sustris, che si occupò dell’ideazione complessiva dell’impianto decorativo e dell’esecuzione della maggior parte delle pitture; in base ad evidenze documentali vi furono contributi anche da parte di Gualtiero Dall’Arzere detto “Il Padovano”.
VALSANZIBIO – VILLA BARBARIGO Il giardino contiene ben settanta statue con motti didascalici incisi sul basamento, eseguite da Enrico Merengo, tra cui si ricordano la personificazione del Tempo, Endimione, Argo, Tifeo e Polifemo. Il parco è percorso da sentieri conducono alle fontane (in tutto sedici, tra cui quelle dei Fiumi, di Eolo, dei Venti), al labirinto in bosso, a laghetti, peschiere, ruscelli e giochi d’acqua, alla galleria dei carpini e a piccole costruzioni. Vi sono circa 800 piante, tra cui diverse specie arboree piuttosto rare: in particolare, si contano 24 varietà di conifere, 16 di alberi a foglia perenne, 24 a foglia caduca e altri tipi di arbusti. Il giardino della villa è stato recentemente insignito del premio internazionale “Il più Bel Giardino d’Europa”. La fontana della Pila. L’itinerario, che simboleggia il cammino dell’uomo verso la Salvezza, ha inizio dal monumentale ingresso, un’elegante costruzione su cui spiccano pregevoli bassorilievi e statue, come quella di Diana-luna, la dea della natura e degli animali selvaggi, votata a mutamenti e prodigi. Il percorso prosegue entrando nel giardino, fino a raggiungere l’arco di Sileno, da qui costeggiando la peschiera detta “Bagno di Diana”, la Fontana dell’Iride e la Peschiera dei Venti si giunge al labirinto geometrico, che rinvia ad un episodio legato alla vita di San Gregorio Barbarigo. Questo labirinto in bosso, con un percorso di 1500 metri, rappresenta uno dei più estesi labirinti dell’epoca tuttora esistenti. In prossimità della Fontana della Pila, il cammino continua imboccando a destra il Gran Viale affiancato dall’Isola dei Conigli, una delle rare garenne ancora esistenti, rappresenta l’immanenza, nonché la condizione caratteristica degli esseri viventi racchiusi entro i confini spaziali e temporali. Giustapposta all’isola e al di là del Gran Viale si trova una maestosa statua raffigurante il Tempo, che ha interrotto il suo volo attraverso lo spazio: ciò simboleggia la trascendente condizione dello spirito umano. Procedendo tra statue e fontane che delimitano anche simbolicamente Isola e Tempo si giunge alla scalinata delle Lonze, che richiama i versi dell’Inferno dantesco, contrassegnata dal sonetto che illustra i significati del giardino a livelli diversi. Si perviene così alla meta finale del percorso simbolico, la Fontana della Rivelazione, coronata dalle otto allegorie delle prerogative del giardino stesso e del suo signore. Il giardino si unisce, infine, come in un ideale “continuum naturale”, al Monte Gallo, attraverso un suggestivo filare di cipressi.
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