18 giugno 2016 : PADOVA – L’ORTO BOTANICO
L’orto botanico di Padova fu fondato nel 1545 ed è il più antico orto botanico universitario ancora situato nella sua collocazione originaria al mondo. L’orto botanico di Pisa, sebbene sia stato originariamente fondato l’anno precedente, si trova nella presente collocazione solo dal 1591, perdendo così il primato. Nell’ottobre 2014 è stata inaugurata la nuova ala dell’orto botanico, denominata “Giardino della Biodiversità”.
Cenni storici
L’orto botanico di Padova, istituito nel 1545, nasce per la coltivazione delle piante medicinali che costituivano la maggioranza dei “semplici”, medicamenti provenienti dalla natura. Per tale ragione la denominazione primitiva dell’orto era “Giardino dei Semplici” (“Horti Simplicium”). L’ateneo padovano (fondato nel 1222) era già largamente famoso per lo studio delle piante, in particolare modo per l’applicazione di queste alle scienze mediche e farmacologiche. Quando l’orto fu fondato regnava una grande incertezza circa l’identificazione delle piante usate dai celebri medici dell’antichità: erano frequenti errori e frodi, con gravissimi danni per la salute dei pazienti. L’istituzione di un horto medicinale fu sollecitata su richiesta di Francesco Bonafede, che allora ricopriva la cattedra di Lettura dei Semplici presso l’Università di Padova, per facilitare l’apprendimento ed il riconoscimento delle piante medicinali autentiche rispetto alle sofisticazioni. Nel 1545 un decreto del senato della Repubblica di Venezia ne approva la costituzione: i lavori sono immediatamente avviati. L’orto botanico (o “Giardino dei Semplici”) di Padova in una litografia; sullo sfondo, la basilica di Sant’Antonio. Il primo custode dell’orto è, nel 1547, Luigi Squalermo detto Anguillara, che fa introdurre 1800 medicinali. Nel 1551 all’Anguillara viene affiancato Pier Antonio Michiel, già creatore di un mirabile giardino privato, conoscitore e amatore delle specie vegetali ed autore di un eccellente erbario illustrato. L’Orto per la rarità dei vegetali contenuti e per il prezzo elevato dei medicamenti che da essi venivano ricavati era oggetto di frequenti furti notturni, nonostante le severe pene comminate dalla legge. Per tale ragione fu edificato un muro di recinzione circolare, tutt’oggi visibile e caratterizzante da qui il nome di “Hortus Cintus”. Nel corso dei secoli, L’orto botanico di Padova si è situato al centro di una fittissima rete di relazioni internazionali, esercitando un ruolo preponderante nell’ambiente della ricerca nello scambio di idee, di coscienze e di piante. Per tali motivazioni nel 1997 è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dall’UNESCO (World Heritage List), come bene culturale, costituendo una testimonianza eccezionale di una tradizione culturale inveterata da secoli (criterio iii) ed inoltre testimonia uno scambio di influenze cruciali nell’area culturale delle scienze botaniche (criterio ii); a tal proposito vedere le Linee guida operative della Convenzione del patrimonio mondiale. La motivazione in base alla quale l’orto botanico fu inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità è la seguente: “L’orto botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia”.
La Pontificia Basilica di Sant’Antonio di Padova è uno dei principali luoghi di culto cattolici della città di Padova, in Veneto. Conosciuta dai padovani semplicemente come il Santo, è una delle più grandi chiese del mondo ed è visitata annualmente da oltre 6,5 milioni di pellegrini, che ne fanno uno dei santuari più venerati del mondo cristiano. Non è comunque la cattedrale della città, titolo che spetta al duomo. In essa sono custodite le reliquie di sant’Antonio di Padova e la sua tomba. La piazza del Santo, antistante, ospita il monumento equestre al Gattamelata di Donatello. Donatello realizzò anche le sculture bronzee (Crocifisso della basilica del Santo, statue e formelle di varie dimensioni) che Camillo Boito ha collocato sull’altare maggiore da lui progettato. Ha la dignità di basilica pontificia. Con i Patti lateranensi, la proprietà e l’amministrazione del complesso antoniano furono cedute alla Santa Sede, pur rimanendo territorialmente parte dello Stato italiano. L’attuale delegato pontificio è l’arcivescovo Giovanni Tonucci, prelato di Loreto e delegato pontificio del santuario della Santa Casa. Il governo pastorale e la gestione amministrativa della basilica di Sant’Antonio sono regolati dalla costituzione apostolica Memorias Sanctorum di papa Giovanni Paolo II, la quale definisce i compiti e le relazioni tra la delegazione pontificia, i frati francescani e la Veneranda Arca di Sant’Antonio, che dal 1396 funge ininterrottamente da fabbriceria del complesso antoniano (le misure della basilica sono disponibili nella pagina “misure dell’interno).
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