[295] LA FAMIGLIA PERANA
Girolamo Perana e il suo piccolo primogenito (?) Giacomo, arrivarono a Montebello dopo il 1670 probabilmente provenienti da Zovencedo, paese in cui, come si leggerΓ piΓΉ avanti, avevano delle proprietΓ . Numerosi altri figli di Girolamo nacquero tra il 1677 e il 1699 generati perΓ² da due mogli diverse poichΓ©, dopo la morte della prima consorte, aveva messo fine alla sua vedovanza nel 1693 sposando Antonia β¦ (manca cognome β n.d.r.) pure lei vedova. Bisogna arrivare al 1699 per leggere il nome di Maria come primo, o meglio prima, discendente di Giacomo.
La presenza attiva dei Perana nella comunitΓ montebellana Γ¨ segnalata in un documento del mese di luglio 1714. In questa data si sa che lβormai anziano Girolamo svolgeva lβincarico di campanaro e βreologistaβ (addetto allβorologio β n.d.r.) della chiesa di san Francesco, edificio oggi non piΓΉ esistente.
Evidentemente, dopo una quarantina di anni dal loro arrivo a Montebello i Perana si erano inseriti con successo nel tessuto attivo della comunitΓ . Ne Γ¨ conferma che, nel 1729, Giacomo, diventΓ² consigliere comunale, ma in paese si distinse soprattutto suo figlio Girolamo, nato nel 1709. Questβultimo a soli 28 anni (1737) fu nominato procuratore del comune e ricoprΓ¬ nel 1740 la medesima carica del padre, riconfermandola anche nel 1757.
Girolamo, oltre ad essere seriamente impegnato nel civile, fu eletto pure consigliere nellβambito della religiosa Venerabile Scuola della Beata Concezione di Montebello. Quando poi, nel 1761, in seguito alla morte del Prevosto di santa Maria di Montebello, don Pietro Caprini, si fece lβinventario della sacrestia e della canonica, vi partecipΓ² alla sua redazione in veste di testimone assieme a Francesco Bonomo.
Una denuncia depositata presso il notaio Annibale Sgreva nel 1751, Γ¨ lβoccasione per leggere i nomi di alcuni ulteriori componenti dei Perana, tuttavia il dato dellβetΓ dellβanziana riportato sul documento Γ¨ abbastanza discutibile considerando che, se fosse reale, sarebbe diventata piΓΉ volte madre a cinquantβanni suonati. Molto improbabile!
Claudia Morelota (Morellotto), vedova in 2Β° voto di Giacomo Perana, in quel tempo era prossima ai 90 anni (cosΓ¬ sta scritto nel rogito. Ma verosimilmente doveva aver superato di non molto gli ottantβanni β n.d.r.). Suo malgrado il figlio Antonio, con la scusa di prenderla con sΓ©, le aveva estorto alcuni oggetti della sua dote per il valore di 1000 Lire. A chi lo rimproverava per questo suo comportamento adduceva falsamente che quei beni dotali erano frutto di una spontanea donazione della madre. Circa otto mesi piΓΉ tardi lβanziana fu cacciata di casa da Antonio e fortunatamente trovΓ² alloggio presso Angela Zampieroni, una figlia avuta con il primo marito.
Poco piΓΉ tardi fu βprovvedutaβ di una cameretta da Don Bortolo Perana, suo figlio (nato nel 1714), che con lβaltro figlio Girolamo le diedero quel poco di sostentamento necessario.
Lβanziana donna ultraottantenne ricorse alla Giustizia affermando che la donazione le era stata estorta con lβinganno. Non si sa quale fu lβepilogo di questa triste storia, ma nel settembre del 1752 morΓ¬ in casa del Reverendo don Bortolo Perana, suo figlio. Si sa che in quel tempo il sacerdote teneva in affitto una piccola casa con bottega in piazza, una delle tante di proprietΓ dellβOspedale san Giovanni.
Antonio Perana, un anno dopo, fu protagonista di un fatto curioso. Il βcasolinoβ Lodovico Padovani di Montebello gli aveva venduto e fatto portare a casa sua mezzo barile di βcospettoniβ (aringhe salate) giΓ βprincipiatoβ (non completo). Si era in settembre e con lβarrivo dellβautunno questo genere di pesci faceva bella mostra, caldo permettendo, nei particolari mezzi barili posti allβesterno vicino allβentrata delle piccole botteghe di alimentari, abitudine che sopravviverΓ fino agli anni 60 del Novecento.
Forse a causa del perdurante caldo (estate di san Michele) Antonio Perana giudicΓ² rischioso accettare la merce giudicandola troppo povera di βsalamoraβ e pregΓ² pertanto il venditore di βacconzarlaβ con ulteriore sale. La nuova salatura fu fornita dai fratelli Giaretta, βcasoliniβ in Montebello. Purtroppo, complice la ritardata vendita, in novembre i βsardelloniβ marcirono con buona pace del casolino e delle narici del vicinato.
Il ventunenne chierico don Giuseppe Perana era lβunico figlio maschio di Girolamo e affinchΓ© potesse progredire nella stessa carriera ecclesiastica, giΓ intrapresa dallo zio Don Bortolo, il padre gli costituΓ¬, nel 1757, un patrimonio sufficiente assegnandogli in dote alcune pezze di terra a Zovencedo, rispettivamente nelle contrΓ Tovo, Bragli, e Gazzo. Inoltre gli fu concessa una porzione di casa dominicale in Montebello nella contrΓ della Chiesa Parrocchiale. Nellβanno in cui Giuseppe Perana iniziava il percorso verso il sacerdozio, lo zio don Bortolo era organista nella chiesa di santa Maria di Montebello. RicoprΓ¬ questo incarico fino al 1759, dopo aver operato ininterrottamente per cinque anni. In questβanno il vetusto organo della parrocchiale dovette essere sostituito ed eletto un nuovo suonatore. Nel concorso, fra tre candidati, risultΓ² vincente Giovanni Cappelletti, preferito a don Agostino Bonomo e a don Bortolo Perana, ultimo classificato.
Col passar degli anni, per la mancanza di eredi, il numero dei Perana in Montebello si assottigliΓ². Nel 1789 in paese vivevano solo lβanziano don Bortolo, che abitava in una sua casetta, e la nipote sarta Rosa (Angela?) figlia del fu Girolamo. Γ quanto riporta il Dazio della Macina, compilato in quella data. Nessuno dei due vide il nuovo secolo: Don Bortolo morΓ¬ a Montebello nel 1793 alla soglia degli ottantβanni dopo che la nipote lo aveva preceduto tre anni prima. Nel documento del 1789 non figura Don Giuseppe Perana perchΓ© in quellβanno viveva a Vicenza. RitornΓ² a Montebello qualche anno piΓΉ tardi, forse in seguito alla morte dello zio Bortolo, e fino al 1816 continuerΓ la missione sacerdotale presso lβOratorio di san Giovanni Battista.
OTTORINO GIANESATO
Foto: Piazza Umberto I (attuale Piazza Italia) a Montebello Vicentino negli anni 10 del Novecento. La Piazza si presentava cosΓ¬ giΓ nel 1692 dopo l’abbattimento di alcune casette che la ‘soffocavano’ e che non consentivano un adeguato spazio per il mercato del mercoledΓ¬. Il Comune, infatti, aveva avuto l’autorizzazione a tenere un mercato settimanale “di biade, vini e animali d’ogni sorte, ed ogni altra sorte di robba commestibile e mercanzie” fin dal 1660 (collezione Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
Se hai FACEBOOK e l’articolo ti ha soddisfatto metti MI PIACEΒ
Oppure lascia un commento qui sotto…