[414] ADELE DE FILIPPI
Una Maestra coraggiosa
Montebello fu testimone di grandi sofferenze durante la Seconda Guerra Mondiale. Il periodo tra il 1944 e il 1945 vide i bombardamenti alleati colpire ferocemente il territorio, con raid destinati a fermare i rifornimenti nemici, specialmente lungo il tratto della linea ferroviaria Verona-Vicenza. In mezzo a questa realtà di distruzione e paura, l’insegnante Adele De Filippi⁕ continuò la sua missione educativa, determinata a non abbandonare i suoi alunni nonostante le difficoltà. Le pagine del suo diario, scritte con tono sobrio e preciso, sono una cronaca eccezionale di resistenza civile, fede nella missione educativa e speranza in un futuro migliore.
Tra le mura di una scuola elementare dove persino le lezioni diventavano a rischio, Adele insegnò la resilienza non solo attraverso le parole, ma con il suo esempio, offrendo ai bambini di Montebello un piccolo rifugio dalla guerra.
Il 2 settembre 1944 avrebbe dovuto essere, come ogni anno, l’inizio di una nuova avventura scolastica. Ma per la maestra Adele, quel primo giorno di scuola segnava l’avvio di un anno segnato da un profondo timore. Nel suo diario, annota che dei 28 alunni iscritti alla terza elementare, solo 20 si presentarono. La scuola, che di solito era un luogo sicuro, era ora minacciata dal continuo sorvolo degli aerei. “La frequenza quest’anno sarà ridotta” scrive, con una rassegnazione che racchiude le preoccupazioni di tante famiglie.
Molti genitori non si fidavano a lasciare i figli lontani da casa: Montebello Vicentino si trova vicino a una linea ferroviaria ed era uno degli obiettivi degli alleati. Le lezioni, tenute solo tre giorni a settimana, si svolgevano a orario ridotto, dalle 8:30 alle 12:30, a causa dell’occupazione parziale della scuola da parte delle truppe tedesche. Adele era consapevole delle difficoltà, ma continuò con perseveranza il proprio lavoro, adattandosi e cercando di garantire un’istruzione di qualità ai suoi alunni.
Le paure di Adele e della comunità si concretizzarono in modo tragico il 15 ottobre 1944. In una data scolpita nella memoria di Montebello, un bombardamento colpì la località dei Ronchi, portando devastazione e lutto: cinque civili persero la vita, e molte famiglie decisero di sfollare verso i paesi vicini. Adele scrive, l’indomani, che le presenze in aula erano drasticamente diminuite: “Gli alunni si presentano a scuola in numero ridottissimo.”
I giorni successivi furono segnati dalla costante minaccia delle incursioni aeree. I bombardamenti sulla linea ferroviaria si intensificarono, e ogni nuovo attacco aggiungeva un peso di ansia nella comunità e nella scuola. “Nessun alunno si presenta più a scuola” scrive Adele il 31 ottobre, una frase che tradisce tutto il senso di impotenza e sgomento di un’educatrice che assiste alla lenta disgregazione della classe. La scuola rimase chiusa per settimane e le lezioni vennero sospese del tutto a novembre, poiché ormai la paura aveva preso il sopravvento.
Quando sembrava impossibile continuare a insegnare, Adele prese una decisione inaspettata: aprire le porte della propria casa per offrire lezioni ai pochi alunni che abitavano nelle vicinanze. “A dicembre, dato che a scuola non si presentava più nessun alunno, ho iniziato a dar lezione in casa” annota nel suo diario.
Nella sua abitazione, situata nei pressi di un rifugio, Adele organizzò piccole lezioni per chi poteva raggiungerla senza rischiare. Questo gesto divenne un simbolo di speranza e un atto di resistenza civile. Pur tra le difficoltà, la maestra continuava a insegnare, portando avanti il programma con quei pochi studenti che ancora potevano frequentare. La “scuola in casa” di Adele non era solo una soluzione pratica, ma anche il superamento di un evento traumatico e un segnale di dedizione: lei non avrebbe mai abbandonato i suoi alunni.
All’inizio del 1945, il direttore scolastico decise di riaprire l’edificio scolastico per riprendere le lezioni, nonostante la guerra non fosse ancora finita. Così, il 1 marzo 1945, Adele fece ritorno in aula, anche se il numero di studenti era estremamente ridotto: si presentarono solo tre bambini. La paura per la vicinanza della scuola alla linea ferroviaria, un costante bersaglio degli alleati, continuava a tenere lontane molte famiglie. Ma la maestra non si perse d’animo.
Con costanza, cercò di convincere i genitori a riportare i figli in classe, e grazie alla sua insistenza e a un nuovo orario delle lezioni, dalle 16:00 alle 18:00, riuscì a recuperare qualche studente. “A poco a poco ho raggiunto il numero di 10 frequentanti” scrive con soddisfazione il 15 marzo. Ogni bambino che ritornava rappresentava una piccola vittoria contro il terrore e una nuova luce nelle aule fino a poco tempo prima deserte.
Anche con le lezioni pomeridiane, il pericolo restava tangibile. Il 23 marzo, dopo l’inizio della lezione, un allarme aereo li costrinse a rifugiarsi. “C’è stato il mitragliamento e il bombardamento della linea ferroviaria” annota Adele, in un resoconto che mostra come ormai il paese avesse acquisito una sorta di rassegnata tranquillità. I bambini e Adele sapevano che l’aula poteva trasformarsi in un rifugio da un momento all’altro, ma questo non li fermava.
L’esposizione costante agli allarmi non abbatté il coraggio di Adele, che, anzi, continuava a infondere speranza nei suoi alunni. La sua classe era diventata una trincea morale, un piccolo spazio di resistenza, in cui lei e i bambini continuavano a sfidare il destino.
Il 17 maggio 1945 arrivò finalmente la tanto attesa Liberazione. Montebello Vicentino era libera dalla minaccia dei bombardamenti e Adele poté riprendere le lezioni in orario normale. Con grande sollievo, quasi tutti gli alunni iscritti tornarono in classe, riportando la scuola a una parvenza di normalità dopo mesi di paura e silenzio. Adele annota con orgoglio che quasi tutti i bambini si presentarono, segno che il ritorno alla normalità era vicino.
Alla fine dell’anno, la maestra scrisse un resoconto finale: “La scuola fu chiusa straordinariamente dal 20 al 22 ottobre 1944 e dal 24 aprile al 15 maggio 1945 per motivi bellici.” In poche righe, raccontava l’impatto della guerra su un anno scolastico, ma anche l’enorme valore della sua perseveranza, che aveva permesso alla scuola di restare viva.
Il diario di Adele De Filippi ci consegna una testimonianza preziosa di cosa significhi essere insegnante in tempi di guerra. La sua figura rappresenta quella di una donna che, nonostante tutto, ha scelto di non arrendersi, di continuare a credere nel potere dell’istruzione e nella capacità della scuola di dare speranza anche nei momenti più difficili.
La storia di Adele De Filippi è il ritratto di una maestra per cui il senso di responsabilità andava ben oltre il dovere: per lei, insegnare era un atto di amore e di fede verso il futuro dei bambini. Il suo esempio rimane vivo, ricordandoci che anche nei periodi più bui c’è sempre spazio per la dedizione e il coraggio.
Umberto Ravagnani
FOTO: Il bombardamento degli aerei alleati nella località Ronchi, a Montebello Vicentino, il 15 ottobre1944 (archivio fotografico Valentino Crosara).
NOTE: ⁕ La maestra Adele De Filippi, figlia di Carlo e Angela Fabris, è nata il 29 agosto 1902 a Vicenza, si è diplomata nel mese di luglio del 1921 ed era insegnante di ruolo.
BIBLIOGRAFIA: O. Gianesato, U. Ravagnani e M. E. Dalla Gassa, “LA VECCHIA SCUOLA ELEMENTARE DI MONTEBELLO VICENTINO“, Amici di Montebello, 2018, Montebello Vicentino.
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