[429] GIUSTIN VALMARANA
Potere, Conflitti e Patrimonio
Giustin Valmarana era un uomo di grande influenza, il cui nome era legato a immensi possedimenti e a un patrimonio che lo rendeva una delle figure più potenti del suo tempo. Dai documenti catastali dell’epoca, emerge un quadro impressionante: a Montebello possedeva 291 campi coltivati, diverse case, una decima e persino un’abitazione con licenza per ospitare un’osteria e una macelleria. Le sue proprietà a Montebello erano affittate a famiglie di spicco come i Merlughi, i Padoan, i Pizzardini e i Marangoni. Oltre a queste, si aggiungevano case situate in Contrada della Chiesa, al Borgo e alla Guà. Spiccano tra i suoi beni l’osteria Grande, l’osteria alla Guà e una macelleria particolarmente redditizia. Inoltre, la casa in Contrada Vigazzolo e numerose altre abitazioni gli garantivano un reddito annuo considerevole di 221 ducati. I suoi possedimenti si estendevano su vaste aree: 68 campi al Vanzo, 40 al Frassine, 4 a San Egidio e molti altri, rendendolo un proprietario terriero di straordinario rilievo.
Il primo gennaio del 1725 fu una data chiave per il futuro della famiglia Valmarana. I fratelli di Giustin, Leonoro, don Giulio Cesare e Bartolomeo, si riunirono per stabilire un piano che garantisse la continuità della loro casata. Essendo tutti figli del defunto conte Cristoforo Valmarana, la responsabilità di assicurare un futuro alla famiglia ricadeva su di loro. Tuttavia, né Leonoro né Bartolomeo volevano assumersi l’impegno del matrimonio, mentre don Giulio Cesare, essendo un uomo di Chiesa, non poteva prendere parte a questioni ereditarie. Così, la responsabilità cadde su Giustin, il quale accettò il compito di sposarsi e generare eredi per il bene della dinastia. Per consolidare l’accordo, Leonoro dichiarò che, in caso di divisione dei beni, avrebbe ceduto un terzo della sua quota ai figli maschi che sarebbero nati dal matrimonio di Giustin. Inoltre, stabilì che, alla sua morte, il suo intero patrimonio sarebbe andato ai nipoti. Pochi mesi dopo, il 9 marzo 1725, anche don Giulio Cesare e Bartolomeo decisero di fare lo stesso, affidando a Giustin la gestione dell’intero patrimonio e nominandolo amministratore unico.
Questo incarico portava con sé enormi responsabilità. Giustin non solo doveva occuparsi della gestione delle terre e degli affitti, ma anche garantire ai fratelli una rendita sufficiente per vivere agiatamente, compresa la possibilità di avere una dimora qualora avessero scelto di non risiedere nella casa di famiglia a Vicenza. Tuttavia, nonostante questi accordi, ben presto scoppiò un conflitto. Don Giulio Cesare avviò una lunga battaglia legale contro il fratello, accusandolo di non fornirgli abbastanza denaro per mantenere uno stile di vita decoroso in qualità di abate dei Filippini. Don Giulio aveva un carattere instabile: entrava e usciva ripetutamente dall’ordine religioso, cambiava spesso residenza e, quando si trovava a Montebello, alloggiava nella casa di Francesco Piana, in contrada della Chiesa. Era noto per la sua propensione a spendere generosamente e per la sua tendenza a elargire doni in occasione di eventi importanti, come la corsa del Palio di Montebello. La richiesta di don Giulio Cesare di raddoppiare l’assegno annuale portò a una controversia che sfociò in un lungo processo legale, caratterizzato da scambi di accuse e tensioni familiari. Giustin si difese sostenendo di aver sempre rispettato gli accordi, sottolineando che il matrimonio era stato un onere imposto dai fratelli e che doveva sostenere le spese per cinque figlie, due figli maschi e due sorelle monache, oltre a gestire un’enorme proprietà.
Il caso arrivò prima davanti al podestà di Vicenza e poi alle autorità della Serenissima a Venezia. Per fare chiarezza sulla questione, vennero analizzati i testamenti della famiglia Valmarana e i beni che Giustin aveva acquisito dopo la morte del padre. Questi documenti si rivelarono cruciali per comprendere la distribuzione del patrimonio e la sua gestione nel tempo.
Uno dei simboli più evidenti del potere e della ricchezza della famiglia Valmarana era la loro magnifica villa a Montebello, oggi conosciuta come villa Zonin. Questa splendida residenza venne edificata nel 1707 per volontà del conte Cristoforo Valmarana, come indicava un’iscrizione scolpita sulla facciata e riportata dallo storico Faccioli: «Christophorus comes de Valmarana q. Com. – Eleonori a fundamentis erexit – Anno MDCCVII». Tuttavia, durante l’occupazione francese, la villa subì un destino inaspettato: fu trasformata in un albergo pubblico e divenne nota come l’Osteria Grande. Questa trasformazione la rese un punto di riferimento per gli ufficiali francesi di stanza nella regione. Si racconta che lo stesso Napoleone Bonaparte, dal balcone della villa, abbia infiammato la folla con uno dei suoi celebri discorsi. Anche il patriota Silvio Pellico vi soggiornò durante il suo tragico viaggio verso la prigionia dello Spielberg.
Un dettaglio interessante legato alla villa riguardava il suo ingresso. Per accedere all’Osteria Grande, infatti, era necessario scendere alcuni gradini, poiché nel tempo la strada principale (oggi via XXIV Maggio) era stata sopraelevata a causa dell’innalzamento del letto del fiume Chiampo. La facciata della villa, impreziosita da quattro maestose paraste doriche, una raffinata trabeazione e un frontone decorato con eleganti statue, la rendeva una delle dimore più affascinanti e iconiche della zona.
Nel corso degli anni, la storia della famiglia Valmarana continuò a intrecciarsi con le vicende politiche e sociali del tempo. Giustin, nonostante le dispute e le difficoltà, rimase una figura centrale nella gestione del patrimonio familiare, lasciando un’impronta duratura nella storia di Montebello e nei ricordi di chi visse in quel periodo. Il suo impegno nella conservazione delle ricchezze e nella gestione delle proprietà dimostrò la sua abilità e la sua determinazione nel mantenere saldo il nome della famiglia Valmarana.
BIBLIOGRAFIA: – L.Bedin, “Santa Maria di Montebello” Vol II, Montebello Vicentino 2018.
– B. Munaretto, “Memorie storiche di Montebello Vicentino“, Montebello Vicentino 1932.
FOTO: Villa Valmarana-Boroni in una foto di qualche anno fa (Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
Se hai FACEBOOK e l’articolo ti ha soddisfatto metti MI PIACE
Oppure lascia un commento qui sotto…