[285] NOTTE TRAGICA A MONTEBELLO
MartedΓ¬ 16 maggio 1905 la popolazione di Montebello era in apprensione per le notizie allarmanti che arrivavano da gran parte del vicentino: molti fiumi e torrenti erano in piena e minacciavano lβesondazione. In particolare preoccupava il GuΓ che ad Arzignano alle 22.00 aveva toccato il livello di mt. 3.80. Il Bacino di Espansione non era ancora nemmeno in progetto, sarebbe stato realizzato nel 1927. Difficile proteggersi da questa minaccia imminente che si era giΓ presentata molte volte nei secoli precedenti, spesso con conseguenze devastanti.
Nello stesso giorno giungevano tragiche notizie anche da Cologna Veneta, piΓΉ a sud nel veronese, dove il GuΓ aveva rotto i nuovi argini da poco costruiti per deviare il torrente e portarlo fuori dal centro abitato.
Nella tarda notte fra il 16 e il 17 maggio, a Montebello, successe la tragedia: al confine con Montecchio, non lontano da dove la Strada Regionale 11 (allora Strada Provinciale) viene attraversata dal Signolo, il GuΓ ruppe lβargine sinistro provocando la fuoriuscita delle acque che ricoprirono tutta la campagna verso il nostro paese, a cominciare dalla prosperosa tenuta della Gualda, proprietΓ , allora, del Cav. Domenico Veronese.
Dal libro di Antonio Fabris βBrentaneβ leggiamo che il 17 maggio 1905 il quotidiano βLa Provincia di Vicenzaβ apriva con un titolo drammatico: βA Montebello Gli orrori di una notte – Tre ponti cadutiβ. Ecco la cronaca come riportata dal giornale vicentino.
Β« Filari dβalberi divelti, case abbandonate emergenti da un lago, un biancheggiare di ghiaie tra il verde dei prati e dei frumenti, una grande rovina, e un aggrupparsi di contadini nello stupore doloroso del disastro, che diventava piΓΉ irreparabile quanto piΓΉ ci si avvicinava a Montebello dove la furia cieca degli elementi si Γ¨ scatenata con intensitΓ e con simultaneitΓ terribili, in una notte di spavento. Da Montebello passano il GuΓ il Chiampo, alla distanza di un chilometro e nel grande avvallamento interposto corre un terzo torrente minore lβAquetta. Ieri notte Chiampo e GuΓ erano gonfi e veementi come di raro si vide.
Il Chiampo sovrasta, si puΓ² dire, il paese steso immediatamente alla sua destra, sopra corrente, dove lo scolo Rosegoto che viene da Perosa vi mette foce. Lβargine ruppe nel 1901 allβaltezza delle possessioni della Congregazione di CaritΓ di Vicenza e costituisce una minaccia; anche ieri notte esso appariva il punto debole, il pericolo, perchΓ© vi si manifestavano abrasioni, filtrazioni, i segni precursori delle rotte ai quali la opera ansiosa dei terrazzani e dei funzionari del Genio Civile tentava di porre riparo.
Ma il GuΓ cresceva, continuamente, sormontava il ponte, travolgeva i sacchi di sabbia e di ghiaia gettati sugli argini, brontolava sinistro, sβaffacciava ormai allβultimo lembo della sponda per precipitarsi sul paese.
Nella notte tempestosa squillarono i richiami delle campane a martello; tutti uscirono angosciosamente dalle case, sotto la pioggia, nel terrore dellβimminente flagello. Ed ecco uno scroscio, un rombo, un grido: il Chiampo ha squarciato lβargine alla sinistra, dalla parte opposta di Montebello, e la corrente si rovescia nellβampio piano sottostante, da dove i contadini giΓ si erano messi in salvo, disertando le fattorie: trascinandone via gli animali.
Che la rotta sia manifestata in quel punto, piuttosto che sulla sponda destra, potΓ© parere provvidenziale perchΓ© risparmiΓ² un disastro che avrebbe potuto segnare anche vittime umane. A un chilometro di distanza, sul GuΓ , impetuosissimo, spaventevole, si combatteva intanto una eguale lotta disperata. Il torrente toccava giΓ lβaltissimo ponte delle Asse, al quale conduce una doppia, ripida rampa, dallβuna parte e dallβaltra della quale stanno dei cascinali. In quel luogo, si presentava maggiormente il pericolo, e con piΓΉ attivitΓ si tentava di opporvisi.
Dalla breccia il GuΓ si riversΓ² sui fondi Brunelli, coprendoli di ghiaia, e si diresse verso la ferrovia, la quale corre sopra una linea che attraversa i due torrenti formando un manufatto alto un quindici metri sul piano delle campagne. Fu per la deviazione del GuΓ che vi crollΓ² il ponte del casello 83, la cui notizia giunse iermattina in citta lasciando credere, nella prima informe diceria, che fosse crollato quello piΓΉ grande sul torrente, subito dopo il passaggio del diretto. Sul torrente Γ¨ gettato infatti un ponte grandioso in ferro a quattro campate, sostenuto da tre robustissimi piloni e da due poderosi rinfianchi in pietra; ma non Γ¨ su questo che avvenne il sinistro. PiΓΉ verso Vicenza, ad un chilometro circa dal ponte sul GuΓ , vi sono due viadotti, per il defluire delle acque delle campagne. Il Guardiano al casello n. 83, Giovanni Rezzaro, di 48 anni e da 25 in servizio dellβAdriatica, dopo il passaggio del diretto delle 2,51 pensΓ² di ispezionare quello cosiddetto dellβArsenale.
Il diretto era passato regolarmente, colla consueta velocita, senza neanche badare al segnale del casellante al ponte sul GuΓ , che voleva fermarlo per avvertirlo dei possibili pericoli e invitarlo a procedere lentamente e a osservare i segnali dei cantonieri, va, e nella notte buia parve al Guardiano di osservare che una parte della scarpata fosse franata. Il viadotto ha un solo arco, della luce di 7 metri; i due piloni posano sopra una platea nel mezzo della quale e scavata una canaletta di un metro e mezzo di larghezza, per la quale defluiscono normalmente gli scoli.
Lβabrasione si mostrava appunto nella platea, sulla quale hanno base i piloni. Il cantoniere svegliΓ² la moglie: alle 3,30 doveva arrivare da Verona un treno merci, ed egli credeva prudente di fermarlo fintantochΓ© non si fosse sincerato dello stato del viadotto. Furono posti i fanali rossi sulla linea e la donna corse verso la stazione di Montebello, da dove infatti poco dopo si avanzava bensΓ¬ il merci, ma per fermarsi sopra il ponte del GuΓ .
Frattanto il guardiano rifaceva la strada verso il ponte dellβArsenale. Quando vi giunse si trovΓ² davanti una voragine: il ponte era scomparso, e con esso un tratto del manufatto ferroviario per un trentaquattro metri! Nel baratro lβacqua passava vorticosissima, rumoreggiando.
Il cantoniere corse a dar lβannuncio del crollo alla stazione, dalla quale fu telegrafato a Tavernelle perchΓ© fosse impedito lβavanzarsi dei treni da quella parte.
Pochi minuti dopo la rotta al Ponte delle Asse, il letto del torrente restΓ² quasi improvvisamente allβasciutto: unβaltra rotta si era verificata sopracorrente, sulla riva destra. II GuΓ andΓ² cosi a congiungere le proprie acque con quelle del Chiampo e a inondare insieme la zona avallata di campagne in mezzo alle quali scorre lβAcquetta. E cosi anche questo piccolo torrente diventΓ² improvvisamente terribile.
Al di lΓ della linea della ferrovia, lβAcquetta segna una curva, passando sotto il ponte della strada carrozzabile che conduce a Fara e a Meledo. Ebbene: anche questo ponte, di pietra solido e ampio, fu abbattuto, completamente.
Non si limitarono peraltro a queste soltanto le rotte del GuΓ ; sulla sponda destra se ne manifestΓ² presto una terza, e poi piΓΉ in alto una quarta, le quali determinarono il danno maggiore per i beni comunali e per la tenuta della Gualda. Molti punti di esse vennero coperti da larghi strati di ghiaia, che riempirono i fossati, e raggiunsero talvolta lβaltezza di due uomini; ma sono queste zone relativamente limitate; e il danno piΓΉ notevole deriva dalla perdita completa di ogni raccolto per lβannata, perchΓ© tutto, assolutamente tutto Γ¨ miseramente rovinato per vastissime estensioni! Ieri sera il Signolo ingrossato dal GuΓ al 13Β° chilometro da Vicenza, fra Tavernelle e Montebello, ha investito il ponte sulla ferrovia allβOrna, abbattendolo. Β»
Anche a Meledo vi furono ingenti danni e a Sarego il ponte sul GuΓ fu quasi completamente distrutto (vedi foto).
Foto: Cartolina postale che ricorda Il crollo del ponte sul GuΓ a Sarego il 17 maggio 1905 (collezione privata di Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
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