[298] ARRIVA L’ILLUMINAZIONE ELETTRICA A MONTEBELLO
L’uomo ha convissuto per molti secoli della sua storia con il buio e la semioscurità; solo tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento si cominciò ad illuminare le strade delle città e dei grossi centri urbani con le lampade a olio e a petrolio; ma bisogna arrivare al Novecento per un’applicazione economicamente conveniente con l’energia elettrica per l’illuminazione e l’industria. Il nuovo sistema, basato sull’elettricità, fu reso possibile dal susseguirsi frenetico di ricerche innovative che negli ultimi decenni dell’800 era culminato con la scoperta di nuove sorgenti elettriche, prima tra tutte quella dell’arco elettrico: la luce intensa e incandescente ottenuta con il filamento al carbonio raggiunse un livello molto elevato. Le caratteristiche formali e tecniche della lampada fine ottocentesca di Edison resteranno pressoché le stesse presenti nelle lampade che ancora oggi utilizziamo, anche se oramai il passaggio alle lampade a led, molto più efficienti, le sta rendendo obsolete. L’affermarsi della luce elettrica operò una vera rivoluzione in senso pratico, annullando la differenza tra giorno e notte, con l’apporto di un grandissimo potenziale di creatività.
Montebello non si sottrasse a questa enorme opportunità: 120 anni fa nel 1902 l’Amministrazione Comunale decise di dare inizio alle prove di illuminazione elettrica delle vie del centro e della Piazza Umberto I (ora Piazza Italia) del nostro paese. Il prevosto di quel tempo, don Giuseppe Capovin nel suo diario scriveva: “Nella sera del 29 novembre 1902, si fecero le prime prove della illuminazione a luce elettrica, nel caffè Costa (ora Due Colonne) e nell’albergo Andrighetti, detto Bicochi (ora caffè Castello) con bellissimo risultato. Nella sera successiva si illuminò, alla stessa guisa, anche la piazza, la via Maggiore, parte della via Borgolecco con soddisfazione generale”. Anche la Chiesa Prepositurale e il vicino Oratorio furono oggetto di prove di illuminazione, con buoni risultati. Don Giuseppe Capovin continua: “Anche il Marchese signor Luigi Carlotti, per il suo palazzo (ora conosciuto come VILLA MIARI), ha già fatto collocare ben 72 lampade e si attende, al momento dell’inaugurazione, uno splendido spettacolo.”
Il nostro socio fondatore Amelio Maggio, nel suo libro scritto a quattro mani con Luigi Mistrorigo “Montebello Novecento” commenta così l’evento: « Finite le prove con esiti senz’altro positivi, ben presto l’illuminazione elettrica diventerà operante all’interno della vita civile e sociale del paese. Inoltre, se in un primo momento il suo uso era quello di illuminare vie, strade, piazze, interni abitativi e, in qualche caso, pure uffici e luoghi di lavoro, in fase successiva si cercherà di farla diventare forza motrice nelle diverse attività economico-produttive.
Ma il fatto che essa entrò nelle abitazioni private, per illuminarle nelle lunghe notti d’autunno e d’inverno, comportò notevoli cambiamenti negli stessi modi di vivere all’interno di esse. Prima del suo arrivo, l’illuminazione domestica veniva fatta a mezzo di lampade ad olio oppure a petrolio, quando non si usava il mezzo più rudimentale delle candele. Ma si dava anche il caso, specie nelle abitazioni della povera gente, che, mancando dei mezzi occorrenti per l’acquisto di quanto sopra, ci si doveva rassegnare a vedere un poco illuminata la cucina dalle lingue di fuoco sprigionate dalla legna messa ad ardere nei focolari.
Il focolare, per l’appunto. Esso era allora il luogo di maggiore importanza, richiamo di ogni famiglia. Impossibile immaginarla senza di esso. Se non esisteva, lo si creava subito, giacché, senza di esso, era impossibile l’esistenza umana all’interno delle case. Era indispensabile per tutti gli usi domestici: per preparare da mangiare; per riscaldare l’acqua onde lavarsi e lavare la biancheria; per fare le braci da mettere negli scaldini per intiepidire le lenzuola del letto prima di coricarsi, nelle notti fredde; per ottenere la cenere che serviva per i bucati delle famiglie. E non basta: sempre nelle lunghe notti fredde d’inverno, le famiglie tutte si radunavano attorno al focolare per i filò, cioè le lunghe chiacchierate, spesso intercalate dal racconto di tante storie e fiabe, nell’incantesimo dello schioppettio della legna che ardeva, lì davanti. Di conseguenza, l’arrivo della illuminazione elettrica, se per un verso rompeva irrimediabilmente vecchie abitudini e consuetudini tipiche delle civiltà pre industriali, per l’altro, invece, rivestiva il paese di un alone di modernità. Il paese, inoltre, sia pure a modo suo, e sulla base delle proprie risorse economiche, cercava di stare al passo coi tempi. D’altra parte, come si è avuto modo di sottolineare in diverse occasioni, era sempre stata una sua precipua prerogativa quella di inseguire la modernità incalzante. »
Foto: Quello del Marchese Luigi Carlotti e della Marchesa Anna Miari fu il primo palazzo privato di Montebello illuminato da lampade elettriche alla fine del 1902 (attualmente conosciuto come VILLA MIARI) (elaborazione grafica a cura di Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
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