[349] LA CHIESA DEI MARCHESI MALASPINA
dedicata ai SS. GIUSEPPE, ANNA E CARLO
Salendo verso il ponte del Marchese, a Montebello, osservando la facciata verso la strada dellβultimo edificio a sinistra, notiamo unβiscrizione scolpita sulla pietra de recita βD.O.M. β D. D. β IOSEPHO ANNAE ET CAROLO DICATUM β MDCCXIXβ. Γ quello che resta di una chiesa dedicata ai santi Giuseppe, Anna e Carlo, voluta dal Marchese Gio. Carlo Malaspina (dalla quale famiglia ha preso nome il ponte sul Chiampo) nel 1719. Costui allβepoca era proprietario della casa padronale (a destra nella foto), dellβedificio dove sarebbe stata costruita la Chiesa che ospitava giΓ un mulino (a sinistra nella foto), della βCanevaβ (ora occupata da βThe Towersβ) e molti terreni a Montebello e dintorni. In un documento dellβ11 febbraio 1719 si legge:
Β« Il Nobile Signor Marchese Gio. Carlo Malaspina servo umilissimo di Vostra Signoria Illustrissima, et Reverendissima non solo per particolar divozione, mΓ anco per la necessitΓ che nasce dalle stradde, che si rendono frequentemente impraticabili, soggette ad inondazioni, e fanghi, desidera erigere unβOratorio publico sotto lβInvocazione de Santi Iseppo, Anna, e Carlo in proprio fondo in Montebello dirimpeto alla sua Casa dominicale in sito contiguo alla Publica stradda, fuori dβogni habitatione, et uso domestico, e nel modo, e forma, che prescrivono le Sacre, e Sinodali Constitutioni, e come conviene alla Casa di Dio. Supplica pertanto Vostra Signoria Illustrissima, e Reverendissima di benignissima permissione per la fabrica stessa, assicurandola, che sarΓ proveduto di dote sufficiente per la necessaria manutenzione, riparazione, e provisione delle sacre Suppelletili, et il tutto senza alcun minimo pregiudizio delle ragioni Parochiali. Anzi con riserva delle medesime in ogni tempo Grazie. Β»
Lβincarico dβispezionare il luogo fu dato dal vescovo di Vicenza Sebastiano Venier al prevosto di Montebello Leonardo Sangiovanni, sempre lβ11 febbraio, e questi il 14 febbraio rispondeva:
Β« Lβoratorio publico che intende fabricare il Signor Marchese Gio. Carlo Malaspina hΓ tutti li requisiti propri, e degni per la Casa di Dio. Il sito corrisponde in Publica strada dirimpetto alla di lui Casa Dominicale. Lontano, e libero daglβusi domestici, e sopra li suoi propri beni. SarΓ lontano dalla mia Parochiale trecento, e piΓΉ pertiche circa (circa 500 metri NdR), e dallβaltre chiese private circΓ pertiche cento, e cinquanta (circa 250 metri NdR). Quanto al pregiuditio nΓ¨ rissente come fano tutte lβaltre Parochiali dalle Chiese private, mΓ nel presente caso daβ tratti Religiosi della Casa Malaspina, nΓ¨ spero anzi qualche solievo dal Religioso che li officiarΓ . Rimetto il memoriale trasmessomi, e con il mio solito ossequio mi sottoscrivo. Β»
Il 16 febbraio 1719 il vescovo vicentino Sebastiano Venier incaricava il prevosto di benedire la prima pietra dellβerigendo oratorio. CosΓ¬ spariva lβantico mulino del ponte, giΓ esistente nel β400, perchΓ© lβoratorio fu costruito su parte di esso. Il mulino non si sa se fu ricostruito nel Bacino dove poteva utilizzare le acque dellβAcquetta. La richiesta di autorizzazione con relativo disegno fu perΓ² presentata nel 1725.
In un altro documento viene riportato lβinventario della chiesa di S. Giuseppe, Anna, Carlo, sempre nel 1719:
Chiesa. Altare in mezo di pietra viva, con parapeto di marmo di Verona di diverse sorti belissimo, con tre statue di sopra di pietra tenera intitolate San Giuseppe in mezo, santa Anna da una parte e S. Carlo dallβaltra con due porti una per parte dellβaltare con sue portiere.
Finestre sei con le sue veriate, cioè tre per parti alte.
Cerforalli indorati et intalgiati di ferro uno per parte posti nel muro.
Croce, e otto candelieri, con due lampade pendenti alle conforalli, il tutto dβotton nuovi.
Due campanelli otton uno grande per segno quando vΓ fuori la Messa, e lβaltro per la levazione.
Ampoline un paro con suo piatello di crestale.
Campanile con le sue campane numero due.
Banchi nogara numero otto.
Pila acquasanta di pietra dietro alla porta posta in mezo.
Sacrestia un banco per tener li paramenti, et altro. Preparatorio Calice nuovo con quello occorre belissimo. Cinque helissimi paramenti da messa nuovi di damasco con suefranze dβoro buono, e suoi cuccini con fioco compagno, e cordoni pur compagni cioΓ¨ Bianco. Verd. Rosso. Turchino e Nero.
Due messali nuovi uno da vivo con li suoi pazzetti dβArgento, e lβaltro da morto.
Camisi due novi, uno per la festa con suoi merli belissimi, e lβaltro inferiore per li giorni da lavoro.
Tovaglie dβAltare numero 4 una per le feste con suoi merli belissimi, e lβaltre inferiori per li giorni feriali.
Corporali numero 10, con li suoi fassoletti.
La chiesa fu dotata di entrate come appare dallβatto notarile, steso il 29 febbraio 1720 in casa del marchese Giovanni Carlo Malaspina in contrada della Piazza. Testimone don Carlo Devere e don Francesco Castellan. In esso il marchese espone di aver avuto autorizzazione e di aver costruito una chiesa ovvero oratorio pubblico; di averlo dotato di tutto il necessario per le messe e di garantire ogni lavoro di manutenzione. Per questo lo dotava di duas annuas pensiones, una di troni trentasei versata da domino Bartolomeo Dinadello di Montebello e una di troni 17.1 pagata dagli eredi di Guido Carboniero di Montorso. Domenicus Facinus Curiae episcopalis Vicentinae Coadiutor rogavit. (Da “Santa Maria de Montebello” di Luigi Bedin)
FOTO: 1) A destra la casa padronale dei Marchesi Malaspina, a sinistra l’edificio dove venne costruita la Chiesa dedicata ai SS. Giuseppe, Anna e Carlo (foto Umberto Ravagnani).
2) L’iscrizione che ricorda la Chiesa perduta (foto Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
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