[347] COSΓ MUOIONO GLI EROI
Luigi Piccoli
Nelle scorse settimane il gentilissimoΒ monsignor Evelino Dal Bon, per 23 anni alla parrocchia di Santa Maria della Neve, a Sirmione (Bs), ha consegnato al nostro Prevosto, don Guido, una serie di articoli, da lui raccolti, sul sergente Luigi Piccoli il quale, il 10 settembre del 1943, veniva trucidato dai tedeschi mentre difendeva strenuamente il ponte del Marchese, una delle porte d’ingresso di Montebello. Vi presentiamo qui la parte piΓΉ significativa di quanto giΓ riportato il 3-5-1945 dal settimanale dell’Azione Cattolica veronese “Idea Giovanile“, riservandoci di approfondire ulteriormente l’argomento in un prossimo articolo.
Alla fine del mese di agosto 1943 lβintero comando della VI Armata, in precedenza stanziato in Sicilia, fu riorganizzato presso Montebello Vicentino e Luigi Piccoli fu richiamato come ufficiale preposto all’amministrazione economica e logistica.
Β« La sera dellβ8 settembre 1943 Luigi era a Verona [la sua cittΓ natale e dove risiedeva la sua famiglia NdR]: aveva ottenuto in mattinata dal suo maggiore un brevissimo permesso di 24 ore, per trascorrere in famiglia la festa cara alla Cattedrale e al popolo Veronese, ossia la festa della Nascita di Maria SS.ma. La sera nel Duomo gremito egli era in cantoria (da tanti anni egli era corista apprezzato e sicuro della Cappella).
Al mattino del 9 settembre, mentre sugli spalti della cittΓ e dallβingresso di qualche caserma tuona il cannone e i cittadini si rimpiattano impauriti, Luigi Piccoli impavido si reca alla stazione di Porta Nuova. Egli deve tornare al suo posto a Montebello nellβufficio comando della sua VI armata. Alla stazione apprende che nessun treno Γ¨ partito, nΓ© partirΓ .
Torna a casa. Si Γ¨ messo in borghese per evitare la cattura o la vergogna, dato che non ha armi per difendersi. I suoi lo supplicano: data la catastrofe, dato che i mezzi ordinari non ci sono, rimanga a casa; Γ¨ piΓΉ prudente, piΓΉ saggio, piΓΉ opportuno. Ma Piccoli non ragiona sul metro delle coscienze ordinarie. Afferra la sua bicicletta (la sua personale), e parte immediatamente: a Montebello troverΓ unβaltra divisa di ricambio. Percorre dβun fiato, nel calore estivo, i 35 Km. che lo separano dalla meta senza incidenti. Giunto, indossa la sua divisa di sergente e lieto, al suo posto di lavoro con puntualitΓ matematica lavora tutto il giorno alla macchina da scrivere. Alla sera, il sergente Piccoli riceve un ordine mai prima ricevuto: “molti sono in licenza, altri sono sbandati; cβΓ¨ da presidiare il ponte e col ponte di Montebello il comando di armata…” Luigi non discute: non dice che Γ¨ stanchissimo; Γ¨ il dovere e nullβaltro. La notte, lo trova con pochissimi altri collβocchio aguzzo sullβargine presso la mitragliatrice.
Al mattino alle otto doveva essere sostituito; il cambio ritarda, ma lui non si muove. Lβeroe del dovere. Giunge un autocarro dallβodiato colore caki: il sottotenente italiano che comanda lo sparuto corpo di guardia al ponte, parlamenta assai vivacemente: tenta convincere quei figuri a proseguire per Vicenza. Il dibattito Γ¨ vivo e cβΓ¨ qualcosa di tragico in vista. Ad un certo punto lβeroico ufficiale comanda seccamente: Β« ragazzi, difendiamo il ponte Β». Dietro lβargine nessuno si muove, tutti si sono appiattati. Tutti? Γ falso. Piccoli come una molla Γ¨ scattato. Β« Eccomi signor ufficiale Β» Ma per quanto sia stato rapido il suo gesto per buttarsi sullβarma, i tedeschi lβhanno prevenuto. Alcuni schiocchi secchi di armi automatiche; il valoroso ufficiale e lβeroico e pronto sergente si abbattono al suolo colpiti mortalmente (il sottotenente dopo lunghe alternative tra la vita e la morte perΓ² non soccombette). Gli invasori proseguono la strada per Vicenza, forse impauriti per lβassassinio compiuto: come si voleva ottenere. Ma il prezzo Γ¨ pagato da quel gocciolare di sangue che dal ponte di Montebello conduce verso il paese.
La casa del medico per fortuna Γ¨ vicinissima. Giunge anche subito chiamato il cappellano della parrocchia. Β« Diteci chiaramente la veritΓ : tanto noi siamo pronti a morire Β» Γ¨ la voce serena di Piccoli. Β« Il caso Γ¨ grave: dβurgenza allβospedale. Β» Unβauto fortunatamente pescata in paese, un materasso prestato dallo stesso dottore e via! In dieci minuti si Γ¨ ad Arzignano.
Ma il caso Γ¨ disperato; il primario dice a Don Urbani, cappellano dellβospedale: Β« nulla da fare: due pallottole hanno attraversato il fegato: morrebbe sotto i ferri! Β».
La vera grandezza o per meglio dire lβapogeo dellβeroismo di Luigi Piccoli comincia ora e dura per le sette lunghe ore di atroce agonia. Le sue parole, con fatica pronunciate sono per la mamma, per Mons. Manzini, per Don Zignoli e la sua Presidenza Diocesana, per i commilitoni e per la Patria. Β« Le suore – scrisse poi commosso Don Urbani – compresero che agonizzava un grande, un cristiano, un vero soldato e accompagnarono il trapasso in silenzio inginocchiate accanto a quel letto a pregare e a piangere come se fosse un altare.
Ecce quomodo moritur justus! Era lβora nona di un venerdΓ¬ di settembre, il primo venerdΓ¬ di Passione dellβItalia umiliata e divisa, dopo di essere stata tradita nella sua storia. SΓ¬, tradita! perchΓ© se i 700.000 caduti del 1915-18, se tutti gli eroi che morirono da Legnano a Giovanni dalle Bande Nere, da Francesco Ferruccio a Ciro Menotti ai fratelli Bandiera ai martiri di Belfiore a Battisti Filzi e Chiesa potessero risorgere plaudirebbero Β».
Ecco la lettera del Cappellano allβOspedale di Arzignano, don Urbano Urbani, al Rev.mo Sac. don Antonio Zignoli, uno dei principali punti di riferimento dellβAzione Cattolica veronese di quel periodo storico.
Β« Arzignano, 11 Settembre 1943,
Ieri alle 15,30 Γ¨ spirato allβospedale di Arzignano il sergente Luigi Piccoli di Verona. Ora, prima di spirare, un estremo doloroso sforzo perchΓ© potessi comprendere, mi ha detto: Β« Faccia sapere a Don Zignoli che nel momento estremo il mio pensiero e il mio cuore Γ¨ vicino a lui e vicino ai mei cari amici, i dirigenti dellβAzione Cattolica Β». Questo per suo espresso desiderio. Ma io Le dico che Lei puΓ² bene ringraziare il Signore che Le ha dato la grazia di poter formare nellβanima dello scomparso una convinzione cosΓ¬ profonda e sentita di fede e una realtΓ di vita cristiana corrispondente in pieno alle sue convinzioni, da restare ammirati. Era giΓ stato alla Comunione pochi giorni prima e a Montebello, ferito mortalmente, ha ricevuto lβassoluzione e lβEstrema Unzione. SβΓ¨ allora confessato ed ha potuto ricevere il s. Viatico con un raccoglimento da lasciare ammirati. Mi ha espressamente poi detto: Β« Sono dellβAzione Cattolica e anche dei dirigenti Β» e se ne vedeva negli occhi, nel viso nel modo di dirlo, tutta la compiacenza. Ad un dato momento mi chiama e mi dice: Β« Padre, perdono a tutti Β». Con vero trasporto accompagnΓ² lβatto di accettazione alla morte e accompagnava tutte le preghiere e le aspirazioni che gli venivano suggerite. Ad un carabiniere aggiunto, perchΓ© di Verona, diede lβincarico di portare personalmente gli ultimi angosciosi saluti ai suoi cari e lβincarico di dire al suo comandante e al suo reparto che egli moriva da soldato. Lβassistere a questo impareggiabile dirigente dellβAzione Cattolica nei momenti estremi, mi ha confermato nella opinione che fu di tutta la ma vita, che la grazia piΓΉ grande per unβanima Γ¨ il parteciparvi e specialmente averla compresa e vissuta. Le aggiungo che parecchie suore dellβospedale, compreso che moriva un grande cristiano, sono state lΓ¬ attorno al suo letto ad imparare, a pregare, a piangere. La sua intelligenza non si Γ¨ spenta che forse due minuti prima di morire ed egli ha offerto con vero slancio le sue sofferenze, che specialmente in ultima sono state strazianti, in spirito di apostolato per le anime, per lβazione cattolica e con vivo sentimento di riparazione. Io non ho altro da aggiungere Rev.mo confratello; soltanto che non dimenticherΓ² mai unβanima cosΓ¬ bella e cosΓ¬ grande. Allβospedale di Arzignano ebbe le piΓΉ delicate cure e la piΓΉ affettuosa assistenza. Non ha potuto essere operato dal nostro chirurgo, che Γ¨ molto abile nella sua professione, perchΓ© colpito al rene sinistro, trapassato lβintestino ed il fegato, sarebbe restato sotto i ferri. La pregherei di porgere ossequi e condoglianze alla Sua famiglia e a Lei Rev.mo Signore ed ai dirigenti dellβAzione Cattolica, pure i miei distinti ossequi e le mie condoglianze Β».
Don Urbano Urbani Cappellano allβOspedale di Arzignano
FOTO: 1) Una delle rare foto del sergente Luigi Piccoli (rielaborazione grafica Umberto Ravagnani).
2) La stele che ricorda Luigi Piccoli vicino al ponte del Marchese a Montebello Vicentino. Lβiscrizione recita cosΓ¬: “Medaglia dβArgento V.M. Qui il 10 settembre 1943 colpito da vile piombo tedesco il sergente Luigi Piccoli immolΓ² a difesa del ponte e dβItalia lβardente e pura sua giovinezza. La GioventΓΉ Cattolica veronese di cui egli era presidente diocesano memore e fiera pone. 30 IX 1945” (foto Umberto Ravagnani).
Umberto Ravagnani
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