GIUSEPPE CENZATTI

 

[187] GIUSEPPE CENZATTI MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE MILITARE

Figlio di Domenico e di Bevilacqua Maria.
Nato a Montebello Vicentino il 28 Novembre 1892.
Professione (non presente) – Matricola nΒ° 25029 IIIa Cat.

La famiglia del giovane Giuseppe abita nella ContrΓ  del Castello ed il padre risulta essere possidente.1
Il 1Β° Agosto 1912 alla visita di leva della sua classe gli viene riscontrata un’ernia inguinale sinistra (art.97) a causa della quale viene riformato.
Allo scoppio del 1Β° conflitto mondiale vengono riviste le regole della leva per l’urgente necessitΓ  di rinfoltire le truppe, ed in base al Decreto legge del 1Β° agosto 1915 si sottopone ad una nuova visita il 24 settembre di quell’anno. E’ ritenuto abile ed arruolato di IIIa Categoria in quanto primogenito di padre entrato nel 65Β° anno d’etΓ .2 Giusti due mesi dopo Γ¨ chiamato alle armi, La sua alta statura (m. 1,80 e mezzo, ma alla prima visita era m. 1,79) lo fa arruolare nel 2Β° Reggimento Granatieri di stanza a Roma che comunque appartiene al Corpo della Fanteria. Il 28 Aprile 1916 viene promosso Caporale ed il 16 Giugno seguente Γ¨ in zona di guerra. Solo pochi giorni prima quasi 4500 granatieri su 6000 che ne contava l’intera Brigata si erano immolati sull’Altopiano di Asiago e soprattutto sul Monte Cengio.

Il Granatiere Cenzatti inizialmente giunge nella zona di Grisignano di Zocco dove la Brigata dei Granatieri dopo la falcidia patita sull’Altopiano di Asiago si sta ricostituendo per rientrare poi, dopo il 6 Agosto, sul fronte del Carso. Dopo appena qualche giorno di partecipazione ai combattimenti muore in uno di questi sul Monte San Michele (fronte dell’Isonzo), come da Atto di Morte inscritto al nΒ° 732 del Registro degli Atti di Morte del 2Β° Reggimento Granatieri – 14 Agosto 1916. PiΓΉ precisamente, come scritto nella motivazione per l’assegnazione della Medaglia d’Argento, la morte lo coglie ai piedi del Monte Pecinka che con il Monte Veliki Hribach il 13 e 14 Agosto era stato teatro di infruttuosi e sanguinosi attacchi degli italiani. È decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare perchΓ© β€œgiunto presso una trincea nemica con i pochi granatieri rimastigli della propria squadra e con pochi altri ch’egli aveva raccolti, quasi circondato da un contrattacco nemico, resisteva eroicamente fino al sopraggiungere dei rincalzi. Cadeva poco dopo colpito a morte – Monte Pecinka 14 Agosto 1916”. Gran parte dei Granatieri, Cenzatti Giuseppe compreso, sono sepolti nel Sacrario di Redipuglia Comune di Fogliano-Redipuglia.

Da “Montebello e i suoi caduti nella guerra 1915-18” di Ottorino Gianesato

Note:
1) Dall’Anagrafe parrocchiale di Montebello Vicentino del 1899 risulta che era l’ultimo di sette fratelli. Guglielma, la sorella maggiore nata nel 1880, Γ¨ stata una scrittrice e critica letteraria di primo piano all’inizio del Novecento. Con il nome di Guglielmina Cenzatti ha firmato il suo piΓΉ importante lavoro: β€œSulle fonti della intelligenza” nel 1906. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Montebello (n.d.r.).
2) In realtΓ  il primogenito maschio fu Guglielmo, nato nel 1882, ma egli morΓ¬ all’etΓ  di 18 anni nel 1900 (n.d.r.).

Foto:
1
) Cartolina postale che mostra la tomba di Giuseppe Cenzatti prima del suo trasferimento in un loculo all’interno del sacrario di Redipuglia (APUR – Archivio privato Umberto Ravagnani).
2) Giuseppe Cenzatti in una rara immagine di quando aveva circa 20 anni (APUR – Archivio privato Umberto Ravagnani).

Umberto Ravagnani

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DUE PICCOLI EROI

[162] DUE PICCOLI EROI DI MONTEBELLO

Il prof. Giuseppe Guarini non ha mai insegnato a Montebello Vicentino ma scriveva, in modo molto conciso ma coinvolgente, piccole storie realmente accadute nel Veneto e altrove, per poi pubblicarle sulla rivista periodica β€œGIOVINEZZA EROICA”, edita dalla famosa Fabbrica manifatturiera di Valdagno β€œGaetano Marzotto & Figli”. Nel numero 6 della IIa Serie del 1930, inserito nella β€œBibliotechina delle Lane Marzotto”, Γ¨ riportato un bell’episodio accaduto realmente a Montebello Vicentino nel corso dell’anno scolastico 1929-30.
I protagonisti sono tre: i fratelli Arturo e Giovanni Battanoli e Giulio Zordan. Arturo Battanoli figlio di Antonio e di Brocco Angela Γ¨ nato il 3 aprile del 1919, all’epoca dell’episodio aveva poco piΓΉ di dieci anni e frequentava la IIa classe con la maestra Maria De Filippi. Il fratello Giovanni – che perΓ² in realtΓ  si chiamava Gaetano – Γ¨ nato il 6 settembre del 1917, aveva quindi dodici anni e frequentava la IIIa classe con la maestra Ida Agnolin Tonelato. Il terzo protagonista dell’episodio, Giulio Zordan figlio di Gio.Β Batta e di Amelia Biasin, Γ¨ nato il 1Β° gennaio del 1922, aveva quindi sette anni e frequentava la IIa classe con la maestra Maria Tadiotto.
Γ‰ successo tutto durante la β€œricreazione” dei bambini. Ma leggiamo il racconto del prof. Giuseppe Guarini cosΓ¬ come lo ha scritto nella rivista, tenendo conto del linguaggio retorico e propagandistico che veniva usato in quel periodo:

ARTURO E GIOVANNI BATTANOLI

« Nessun ostacolo, nessun pericolo, arresta l’impulso generoso, frena lo spirito di altruismo da cui sono animati i fanciulli dell’Era Fascista. Arturo e Giovanni Battanoli, l’uno di dieci, l’altro di dodici anni, giocavano nel cortile della scuola, a Montebello Vicentino, in attesa del suono della campanella per entrare in classe.
Una recente, abbondante nevicata, aveva fatto piegare, fino a portata di mano, alcuni fili elettrici a bassa tensione. Un bambino incauto, Giulio Zordan, di sette anni, volle toccare quei fili; ma, vittima della corrente, non riusciva a staccarsene. E impallidiva sempre di piΓΉ! Gli altri bimbi correvano qua e lΓ , come tanti uccellini spauriti, quando sono inseguiti dallo sparviero. E gridavano per lo spavento. Nessuno osava avvicinarsi all’infortunato … Ma ecco farsi avanti un altro Balilla. Arturo Battanoli, e accorrere prontamente, con squisito senso di fraternitΓ , per salvare il piccolo camerata. Ma anche lui, non appena tocca i fili, viene investito dalla corrente. NΓ©, per quanti sforzi faccia, puΓ² staccarsi. Il momento Γ¨ davvero tragico! Il terrore Γ¨ dipinto sul volto di tutti… Un terzo Balilla, Giovanni Battanoli, si lancia dapprima in soccorso del fratellino e quindi dell’altro fanciullo, e non li abbandona finchΓ© non riesce a far aprire le loro mani, serrandone fortemente i polsi. CosΓ¬ furono salvi, Arturo e Giovanni Battanoli, sono stati, a buon diritto, premiati non solo con la nomina a Caposquadra per merito distinto, ma anche con un attestato di Pubblica benemerenza. Β» (Dal libro di Ottorino GianesatoUmberto RavagnaniMaria Elena Dalla Gassa « LA “SCUOLA VECCHIA” ELEMENTARE DI MONTEBELLO VICENTINO Β»)

Umberto Ravagnani

Immagine: L’illustrazione relativa all’episodio raccontato (APUR – Umberto Ravagnani).

 

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ARRIGO PEDROLLO

[150] ARRIGO PEDROLLO

Dal libro “Memorie storiche di Montebello Vicentino” pubblicato nel 1932 da Bruno Munaretto, in breve, la storia di Arrigo Pedrollo.

Nacque a Montebello il 5 dicembre 1878 da Luigi e Bussinello Angela. Ancora bimbo di sei o sette anni seguiva il padre, maestro di banda a Montebello ed organista di campagna, nel paesi vicini, e, a dodici anni, giΓ  conoscendo benissimo il piano e l’organo, sostituΓ¬ piΓΉ d’una volta il padre assente o malato. Quando perΓ² il Maestro Antonio Coronaro di Vicenza lo udΓ¬ interpretare Beethoven, Chopin e Bach, si pensΓ² di educarlo presso il R. Conservatorio « Giuseppe VerdiΒ Β» di Milano. Ivi studiΓ² sotto la sapiente guida del Maestro Gaetano Coronaro, conseguendo il diploma dopo di aver composto, per l’esame finale, una sinfonia in 4 tempi, diretta da Arturo Toscanini, il quale certo, nell’allora diciannovenne Pedrollo, vide una sicura promessa per l’arte lirica italiana. Ma quanti patimenti e quante rinuncie dovette eroicamente sopportare per mancanza di mezzi, prima di guadagnarsi la laurea. Fu allora che pieno d’entusiasmo compose la prima opera lirica « Sofonisba Β», tragedia in cinque atti di Giuseppe Brunati ancora inedita, ed in cui, come scrive G. Luigi Tonelli « spiccavano le nuove tendenze musicali prima ancora che lo spirito di Debussy e di Strauss aleggiasse in ItaliaΒ Β». Nonostante i suoi meriti ed i suoi allori, dovette riprendere la via di lotte e di triboli peregrinando pei teatri d’Italia, quale direttore d’orchestra d’improvvisate compagnie liriche ambulanti o quale applaudito pianista. Quindi dall’Italia passΓ² in Francia, in Inghilterra, in Polonia e in Russia corne direttore di concerti sinfonici. Durante quella sua permanenza all’estero compose il secondo lavoro teatrale « Terra Promessa Β» poema lirico d’oggetto biblico, di Carlo Zingarini, che, rappresentato in varie cittΓ  d’Italia, ebbe un notevole successo. Ritornato in Italia, compose il terzo lavoro: Β« Juana Β». SenonchΓ¨ appena terminata l’opera deve partire di nuovo per una tournΓ©e artistica in Russia, e quindi affida lo spartito ad un amico, il quale, a sua insaputa, lo presenta al concorso bandito dalla Casa Musicale Sonzogno. « Juana Β» viene premiata su circa 80 concorrenti, ed il Pedrollo riceve la bella notizia dai giornali italiani. Quindi compone un nuovo lavoro: Β« Rosmunda Β» pure inedita, e la Casa Sonzogno gli commette l’ordinazione di una nuova opera: Β« L’uomo che ride Β», che piΓΉ tardi viene rappresentata con trionfale successo a Roma, a Milano, a Venezia, a Padova, a Vicenza, a Varese e a Mantova, dove ebbe l’onore Β« di otto repliche consecutive, in una stagione importante, battendo il record degli incassi su tutti gli altri lavori di maestri pregevolissimi ed universalmente acclamati Β».
Allo scoppiare della guerra il Pedrollo indossa il grigio-verde; e anche fra i disagi della vita militare trova modo di dar sfogo alla sua arte creativa, componendo serenate, quartetti, liriche, sinfonie e due melodrammi: « Giuditta Β» e Β« Fatma Β» i quali ottengono calorosi successi nelle principali cittΓ  d’Italia e all’estero. A questi melodrammi fa seguito Β« Veglia Β» opera in un atto di Carlo Linati, la quale fu replicata con crescente successo al Lirico di Milano per ben 14 sere. Quindi seguono le opere Β« Maria di Magdala Β» e Β« Delitto e Castigo Β». La prima su libretto di Arturo Rossato viene rappresentata per la prima volta nel 1924 al Teatro Dal Verme di Milano, dove ottiene un caloroso successo. La seconda, tratta dal romanzo di F. M. Dostoiewski e ridotta a libretto da Giovacchino Forzano, nel 1926 affronta il giudizio del pubblico al Teatro alla Scala di Milano, dove viene entusiasticamente acclamata, percorrendo poi sempre con esito felicissimo i principali teatri d’Italia e quelli di Germania.
Attualmente il Maestro Pedrollo Γ¨ insegnante di composizione al R. Conservatorio Β« G. Verdi Β» di Milano, e direttore di opere e concerti sinfonici all’E.I.A.R. di Milano. Egli tuttavia, nonostante queste occupazioni, ha composto una nuova opera Β« Primavera FiorentinaΒ Β», su libretto di Mario Ghisalberti, la quale fu rappresentata con grande successo al Teatro alla Scala di Milano il 28 febbraio 1932. Cosi un altro trionfo si e aggiunto ai tanti precedenti e la corona di alloro che il Pedrollo faticosamente si Γ¨ conquistata con la sua musica altamente melodica, modernamente equilibrata e schiettamente italiana, si Γ¨ arricchita di nuove fronde.
A questo geniale artista che, nell’inaugurazione del Monumento ai Caduti, musicΓ² ed offrΓ¬ alla Banda del nostro paese la Β« Marcia del Combattente Β», nell’ottobre del 1930 i Montebellani tributarono solenni onoranze accomunandolo ad un’altra gloria purissima di questa piccola terra: il Generale Vaccari. In quella occasione all’insigne maestro furono consegnati un ricco album contenente le firme di tutti i Montebellani ed una medaglia d’oro con incisa la seguente leggenda: Β« Ad Arrigo Pedrollo – assurto a gloria – per genio musicale – i cittadini di Montebello – 12 ottobre VIIIΒ Β».

Umberto Ravagnani

Foto: Arrigo Pedrollo in un ritratto del 1924 (APUR – Umberto Ravagnani).

 


ATTENZIONE: abbiamo in programma per il 19 Settembre 2019 una serata con LINO TIMILLERO (scarica la locandina)

 

CHI ERA LINO LOVATO?

AI LETTORI: L’Associazione Amici di Montebello sta preparando un evento per ricordare il nostro concittadino LINO LOVATO, pittore e scultore buono, generoso, sensibile, autore di molte opere artistiche. Chi avesse informazioni, aneddoti, suoi quadri, etc., Γ¨ invitato a mettersi in contatto con la redazione tramite e-mail, sms o cellulare (informazioni a fondo pagina).

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SANTA MARIA DI MONTEBELLO (1)

[146] LA CHIESA DI SANTA MARIA DI MONTEBELLO (Prima parte)

Dal libro “Memorie storiche di Montebello Vicentino” pubblicato nel 1932 da Bruno Munaretto, in breve, la storia della Chiesa Prepositurale di Montebello.

« L’antica chiesa di S. Maria, sorta sotto gli auspici del Conte Uberto Maltraverso, presso a poco dove sorge quella attuale, a causa delle angherie guerresche a cui fu soggetta nel corso dei secoli ed ancor piΓΉ per vetustΓ , al principio del secolo XV era talmente malconcia, che nel 1447 fu rifatta dal Comune e dagli uomini di Montebello, come lo prova una iscrizione che fu posta sul pilastro sinistro del coro e che cosΓ¬ diceva : Β« MCCCCXLVII Com. et homines de M. B. fec. fieri hanc ecclesiam Β». Pare tuttavia che la chiesa sia stata compiuta solo nel 1459, perchΓ¨ nell’interno della facciata si leggeva quest’altra iscrizione: Β« Zanantonio f. 1459 Maistro Manfredin da Ravena di Bnd. f. Β» i quali probabilmente saranno stati i capi maestri che diressero il lavoro.
Giova ricordare perΓ² che alla nuova chiesa si diede una posizione del tutto diversa dalla antecedente, essendochΓ¨ quella costruita al principio del secolo XII aveva la facciata prospettante verso mattina, mentre questa, costruita nel 1447, ebbe la facciata rivolta verso tramontana. La nuova prepositurale poi, oltre alla navata maggiore, ne ebbe una seconda a sinistra dell’ingresso, con tre cappelle corrispondenti ad altrettanti altari, il primo dei quali era dedicato a S. Brigida, il secondo a S. Maria della Concezione ed il terzo a S. Martino Vescovo di Tours. A questi altari, quando nel 1499. essendo aumentata la popolazione, si allungΓ² la chiesa, ne furono aggiunti altri due e cioΓ¨ uno dedicato a S. Giuseppe e l’altro a S. Francesco di Paola. Infine, di lΓ¬ a qualche tempo, sulla parete sinistra del coro, fu eretto un altro altare dedicato alla S. Croce. L’altare maggiore poi era dedicato all’Assunzione della Vergine, la quale figura insieme con gli Apostoli nella pala di sconosciuto autore che ancora si conserva nel tempio attuale con alcune altre giΓ  appartenenti a quella vetusta chiesa demolita nel 1791, perchΓ¨ cadente, sproporzionata e priva di ogni gusto d’arte. (1)
La prima pietra per la costruzione del coro e delle sacrestie della chiesa attuale, fu posta, fra il giubilo dell’intera popolazione e con le cerimonie che prescrive il sacro rito, il 18 ottobre 1776. Essa porta scolpita la seguente iscrizione: Β« Annuente Marco Cornelio – Episcopo Vicentino – Franciscus Scortegagna – Praepositus – lapidem – Die XVIII Octobris – Anno Salutis Hunc posuit MDCCLXXVI Β». Giova ricordare perΓ² che il coro e le sacrestie della nuova chiesa sorsero quasi vicine alla facciata dell’antecedente, la quale occupava quell’area di terreno che oggidΓ¬ accoglie il frutteto, il giardino e la villa del commendator Farina (l’attuale Casa Canonica n.d.r.).
Quindi la chiesa attuale risultΓ² alquanto piΓΉ vicina all’imbocco della via Giuseppe Vaccari, allora detta della Chiesa; e ciΓ² con generale approvazione dei Montebellani, perchΓ¨ quella parte di paese che dalla prepositurale si estendeva fino al Ponte Nuovo piΓΉ non esisteva, perchΓ¨ incendiata durante le guerresche vicende della Lega di Cambrai.
Intanto il 15 agosto 1784, compiuta l’erezione delle sacrestie e del coro, questo fu benedetto per cui si incominciΓ² ad ufficiare. Inoltre nel luglio del 1791 furono tolti gli altari dalla vecchia chiesa di cui fino allora avevano usufruito i fedeli e quindi nell’anno stesso la medesilna fu demolita, e i materiali che si ricavarono adoperati nella costruzione del tempio attuale. Peccato che la commissione eletta per la fabbrica della Chiesa, abbia ceduto come materiale da costruzione al signor Vincenzo Squarcina levatario del lavoro, anche le numerose lapidi che coprivano le tombe delle piΓΉ benemerite famiglie della parrocchia, per cui andarono disperse preziose memorie per la storia locale. (2)Β Β» (Continua…)

Umberto Ravagnani

Note:
(1) Altre pale che si conservano oggidì sono: La pala della S. Croce di sconosciuto autore, la pala di S. Martino di Giacomo Ciesa e la pala di San Carlo dipinta da Alessandro Bianchi nel 1624.
(2) Fra le lapidi della demolita chiesa, due solamente furono salvate e cioΓ¨ una riguardante Francesco Cenzatti e l’altra il Prevosto Pietro Dottor Caprini di cui Francesco Bonomo illustrΓ² la vita e le opere in un manoscritto che si conserva nell’archivio prepositurale. Ecco la lapide: Β« D. O. M. Pietro Caprini I. M. D. Huius Ecclesiae – Preposito Virtute doctrina ac summa – erga pauperes liberalitate – Ornato – Praesides Communitatis Montisbelli – Anno MDCCLXI posuere – XIII Kal. Maii Β». Fra le iscrizioni di lapidi scomparse ci Γ¨ rimasta questa curiosa epigrafe: Β« Al nome de Idio MDLXXXV. Essendo Chiaramonte Chiarello Omo d’arme – presentato a Vicenza in Sala Bernarda – per morte de omo – la sorte volse – che all’ora di terza campana – gli fu tratta una arcafusata e fu colto in la testa – il che morse de anni XXXII: Et io Chiarello – padre del sepulto citadino di Vicenza – feci fare Β».

Foto: La Chiesa di Santa Maria a Montebello (APUR – Umberto Ravagnani – 2008).

 

Per chi volesse approfondire l’argomento sono disponibili i seguenti volumi del prof. LUIGI BEDIN:
L. BEDIN, Santa Maria di Montebello, Vol I, 2011, Montebello Vicentino;
L. BEDIN, Santa Maria de Montebello, Vol II, 2018, Vicenza;

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VILLA PASETTI A MONTEBELLO

[135] VILLA PASETTI (FRESCHI-SPARAVIERI)

Dal libro “Memorie storiche di Montebello Vicentino” pubblicato nel 1932 da Bruno Munaretto, in breve, la storia di Villa Pasetti (villa Freschi-Spravieri).

La Villa Freschi-Sparavieri, che anticamente appartenne alla nobile famiglia dei Conti Sangiovanni, nel 1842, e cioΓ¨ quando morΓ¬ Chiara Ghidini, ultima di quel casato, fu acquistata dal signor Gaetano Pasetti a cui, qualche tempo dopo, successe nella proprietΓ  il figlio Giuseppe. Questi, negli anni 1856-1857, ricostruΓ¬ parzialmente la villa interna decorandone la facciata ed aggiungendo al corpo centrale del fabbricato le due ali laterali, con ampie finestre a tutto sesto a pianterreno, e con eleganti semplici bifore al piano superiore. Il Pasetti inoltre abbellΓ¬ il parco (1) e mutΓ² posizione al cancello d’entrata che, dal luogo in cui si trovava, e cioΓ¨ proprio dirimpetto alla villa, a cui si accedeva per un lungo e diritto viale, fu trasportato nell’angolo in cui figura oggidΓ¬. PerciΓ² la villa, dopo tali innovazioni, risultΓ² alquanto mutata. Peccato che durante quei lavori sia stata smarrita la lapide che ricordava la Regina di Polonia (Maria Casimira Luisa de la Grange d’Arquien n.d.r.), la quale ivi alloggiΓ² nel 1699 nell’occasione che si recava a Roma. L’iscrizione tuttavia fu conservata dal Faccioli nei suo museo lapidario vicentino, ed Γ¨ la seguente: « Reginae ex Ducibus Neoburgi – Joannis Sobieski Poloniae Regis Coniugi – Huc Romam Profectae – Pridie Id. jan. MDCIC – Hospiti augustae – Hic conclavium cubiculum et aedes fuitΒ Β». Oltre alla Regina di Polonia, in questa villa furono ospitati pure Napoleone Bonaparte, Eugenio Beauharnais ed alcuni altri personaggi dell’Impero Napoleonico. In prossimitΓ  della villa sorge un ampio fabbricato per uso agricolo e si ammira un pozzo quattrocentesco di squisita fattura, il quale, sul parapetto, porta scolpito lo stemma dei Conti Sangiovanni ed una iscrizione quasi del tutto corrosa e perciΓ² illeggibile. Sappiamo che la Nobil Donna Contessa Eleonora Freschi-Sparavieri, attuale proprietaria della villa (Bruno Munaretto ha pubblicato il suo libro nel 1932 n.d.r.), ha intenzione di togliere il pozzo dal luogo in cui si trova per collocarlo nel parco, dove certo avrΓ  piΓΉ degna cornice fra i sempreverdi, e sarΓ  esente da quelle avarie a cui per l’uso incessante va soggetto. Speriamo che ciΓ² avvenga quanto prima.


Note:

(1) Prima del 1820 il parco della villa si estendeva fino al marciapiede che conduce alla chiesa e cioè occupava quel tratto di terreno in cui vi sono i giardini pubblici voluti dal Sindaco Comm. Pasetti nel 1868 ed abbelliti più tardi dalla fontana, e, da alcuni anni dal Parco della rimembranza.

Immagine in alto: Villa Pasetti (Freschi-Sparavieri) di Montebello in una composizione artistica (APUR – Umberto Ravagnani 2016).

Foto: Villa Pasetti di Montebello con il suo grandissimo parco in una foto aerea del 1925. Si possono facilmente riconoscere: a sinistra la stradella delle Carpane, in basso la Chiesa Prepositurale, la vecchia fontana nel giardino davanti alla Chiesa, a destra, in basso, la “Scuola vecchia” Elementare, in alto a destra altri edifici appartenuti alla nobile famiglia dei Conti Sangiovanni (APUR – Umberto Ravagnani).

Nota: Per chi Γ¨ interessato, da parecchi anni Γ¨ stato istituito un premio letterario per scrittori di testi Poesia e Prosa nei dialetti di Lingua Veneta: si chiama “Premio letterario Raise 2019” e si tiene ad ArquΓ  Polesine nel mese di settembre. Anche il nostro Lino Timillero vi ha partecipato l’anno scorso con grande soddisfazione. E’ possibile scaricare qui il Bando 2019.

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UN CASO DI FEMMINICIDIO

[114] SONO SEMPRE GLI INNOCENTI A PAGARE

Carlo Ruzini del fu Giuseppe di Montebello era solito abitare in cittΓ  a Vicenza. S’invaghΓ¬ della giovane cittadina Anna Perini di soli 14 anni, tanto che la ottenne in sposa nel 1783, andando in seguito ad abitare presso Anna Scabari, ava materna della ragazza. Datosi spesso ad una vita sfaccendata ed oziosa, coltivando i suoi vizi e qualche β€œimpura amicizia”, scialaquΓ² in poco tempo non solo quanto egli aveva, ma anche ciΓ² che alla detta Perini era stato dato a titolo di dote assegnata e perfino qualche capitale della citata.
Avendo a ragione deluso le due donne, decise di trasferirsi a Montebello, sua patria, cosa che fece il 4 di Giugno unitamente alla moglie, stabilendosi nella casa paterna. QuΓ¬, dopo qualche tempo, sollecitΓ² un suo cognato a recarsi a Vicenza dalla Scabari per pregarla di voler riprendere con sΓ© lui e la moglie e, in caso negativo, di farsi consegnare i suoi vestiti che erano rimasti lΓ . Il cognato si portΓ² a Vicenza, ma la Scabari affermΓ² di non voler assolutamente riprendere con sΓ© i due coniugi, vista la cattiva direzione del Ruzini. Anzi disse che avrebbe restituito i vestiti solo quando le fosse stata pagata la β€œdozena” (vitto e alloggio – n.d.r.) per tutto il tempo che i due colΓ  avevano vissuto. Il 5 Giugno il Ruzini ebbe la brutta risposta dal cognato. Quest’ultimo, mosso a compassione, lo consigliΓ² di trasferirsi a Conegliano (Treviso), in una casa di una persona religiosa, per procurarsi un impiego e, nel frattempo, di collocare a β€œdozena” la giovane moglie in un certo luogo di Vicenza. Non contento di questo possibili accomodamento bestemmiΓ² e replicΓ² due volte: β€œpur che il reo si salvi il giusto pera”. ChiamΓ² a sΓ© la moglie che stava seduta a tavola a pranzare e la invitΓ² ad appartarsi con lui perchΓ© desiderava parlarle lontano da orecchi indiscreti.. Allo scopo salirono in una stanza del piano superiore di quella casa e con un coltello colpΓ¬ la donna numerose volte lasciandola esanime sil pavimento. Discese al piano terra gridando ciΓ² che aveva fatto, s’impadronΓ¬ quindi di uno schioppo e si diede alla fuga. Subito i domestici raggiunsero il piano superiore dove trovarono la vittima con il coltello conficcato tra un braccio ed una manica che dava ancora flebili segni di vita. La donna morΓ¬ pochi minuti dopo. Il Ruzini fece perdere le sue tracce ed il Tribunale lo condannΓ² in contumacia al bando perpetuo dai territori della Serenissima.

Ottorino Gianesato (BBVi – RASPE CRIMINALI del ‘700)

Figura: Ricostruzione di fantasia dell’episodio raccontato (a cura del redattore).

Nota: Per rassicurare i lettori su questi violenti fatti di cronaca voglio citare un articolo di Mind (Mente & Cervello) del mese di giugno 2018, dal titolo “Il declino della violenza” di Steven Pinker docente di psicologia alla Harvard University di Cambridge: Β« Quella in cui viviamo Γ¨ senza dubbio una delle epoche meno violente della storia … Oggi per un cittadino europeo il rischio di morire per mano di un proprio simile Γ¨ statisticamente 60 volte inferiore rispetto al 1300 … Quando consultiamo le cronache medievali dell’Europa occidentale, constatiamo che l’autocontrollo lasciava a desiderare. In quei racconti abbondano i dettagli che dimostrano che la gente veniva alle mani per un nonnulla, faceva i bisogni dove capitava o pugnalava gli altri nel bel mezzo di un pranzo, tutti segnali che la capacitΓ  di controllo della mente di controllare il comportamento era molto debole. CosΓ¬ in Cina l’uso delle bacchette Γ¨ stato imposto dall’imperatore per mettere fine al problema mortale dei litigi durante i pasti, favorito dalla presenza dei coltelli …Β Β» (a cura del redattore).

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PER QUALCHE MELONE

[89] PER QUALCHE MELONE

Nel 1589 fu istruito un processo contro Gio. Battista figlio di Jacobo de’ Lazaro ossia de’ Braghetti e Giuseppe detto β€œBianco” de’ Fasolati genero dello stesso Jacobo in seguito alla querela di Tomeo Ruzene cognato dello stesso Jacobo. Il 5 Agosto 1588, nel giorno del Santo Salvatore, Tomeo con altri uomini si era recato a tagliare l’erba nei prati del fu Gio. Batta Magistrelli nelle pertinenze di Montebello presso la β€œmelonara” del citato Jacobo. In assenza di Jacobo e di suo figlio Gio. Battista, il predetto Tomeo con i suoi compagni segatori raccolse alcuni meloni nella β€œmelonara” senza alcun permesso. Si accorse del furto Giuseppe de’ Fasolati che cominciΓ² ad altercare contro Tomeo e gli altri segatori richiamando e facendo intervenire Gio. Battista. Costui arrivato armato di pistola, sparo contrΓ² Tomeo che per le ferite gravi rimase infermo per lungo tempo. Dopo il processo β€œcon pena mitigata” Gio. Battista dovette risarcire il danneggiato con 25 Ducati.

Tra i Braghetti e Tomeo Ruzene i rapporti non erano certo idilliaci. Il 28 Settembre 1584 Tomeo querelΓ² Francesco del fu Antonio Braghetti dopo che costui lo aveva aggredito procurandogli delle ferite. In quell’occasione la rifusione dei danni fu stabilita dal giudice in 35 Lire.

Ottorino Gianesato (BBVi – RASPE CRIMINALI del ‘500 – Busta nΒ° 1140 sentenze dal 1589 al 1590)

Figura: Ricostruzione di fantasia dell’episodio raccontato nell’articolo (a cura del redattore).

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I RITRATTI DI GARIBALDI

[63] I RITRATTI DI GIUSEPPE GARIBALDI

La fotografia era appena nata, nel 1840, ed era giΓ  al servizio della propaganda politica. In quel tempo nel Lombardo-Veneto non solo era proibito esporre ritratti di Giuseppe Garibaldi, ma era altresΓ¬ vietato inneggiare alla sua persona nonchΓ©, per gli uomini, portare la barba acconciata alla maniera dell’eroe dei due mondi. Trovo che in quello stesso periodo il farmacista di Schio titolare della bottega detta β€œAlle due Colombe” fu multato di Fiorini 75 per aver esposti in vetrina 3 vasi di vetro: uno pieno di cerini verdi, uno di cerini bianchi ed uno di rossi, ossia il tricolore.
Per quanto riguarda Montebello Γ¨ interessante l’episodio che qui propongo con uno scambio di informazioni tra l’Imperial Regio Commissario Superiore di Polizia (alto organo di vigilanza in epoca austriaca) e l’Imperial Regio Commissario Distrettuale (il dirigente locale del Distretto di Lonigo).

 

Vicenza, 29 Marzo 1864

All’Ill.mo Sig. Ceschi a Santa Croce
Ciambellano di S.M.I.R. di Vicenza (Sua MaestΓ  Imperial Regia – n.d.r.)

Nella farmacia-drogheria di (De) Lorenzi a Montebello esiste esposto in pubblico il ritratto di Garibaldi. AΒ  senso della Riverita ordinanza n. 2639 p.p. del del 28 Marzo 1862, giΓ  comunicato ai II.RR. (Imperial Regi – n.d.r.) Commissari colla circolare n. 321 del 4 Aprile 1862 ho interessato tosto quel commissariato distrettuale (Lonigo – n.d.r.) a procedere a seconda delle relative istruzioni col far ritirare tosto il detto ritratto, ciΓ² serva a superiore doverosa conoscenza.

L’Imperial Regio Commissario Superiore di Polizia

 

Lonigo, 19 Aprile 1864

All’inclito Imperial Regio Delegato Provinciale di Vicenza

Dietro avviso dato da codesto I.R. Commissariato di Polizia, con nota del 29 Marzo n. 374 (alleg. 2) il devoto scrivente procedeva al ritiro e sequestro di 2 ritratti di Garibaldi in fotografia che esistevano nella farmacia di Vincenzo De Lorenzi di Montebello ed in seguito ad altra nota del 4 corrente pari numero dello stesso I.R. Commissariato (alleg. B) trovava di condannare il De Lorenzi medesimo alla multa di Fiorini 5 in base al regolamento della Ministeriale del 25 Aprile 1854 e previo analogo costituto (alleg. D). Non trovando il De Lorenzi di acquietarsi ad un tale giudizio ed invocandone l’annullamento, si ha l’onore sub E (?) il di lui gravame con le sue effigie di cui si tratta, all’Esimio Imperial Regio Delegato perchΓ© si degni di provocare le decisioni dell’Eccelsa Imperial Regia Luogotenenza (Venezia – n.d.r.) aggiungendosi che per debito di giustizia il reclamante fino ad oggi non ha dato alcun motivo, colla sua condotta, a sinistre osservazioni.

L’imperial Regio Commissario Distrettuale

 

Vicenza, 23 Aprile 1864

All’Imperial Regio Commissariato di Polizia in Vicenza

In relazione al rapporto del 29 p.p.Marzo 1864 n. 374 nel quale Γ¨ detto che i due ritratti erano esposti in pubblico, perchΓ© riferisca se sussiste quanto il De Lorenzi rappresentΓ² nell’annesso verbale 11 corrente che cioΓ¨ i detti ritratti erano invece appesi alle vetrine dello scrittoio o banco nell’interno dell’officina. RiprodurrΓ  gli atti.Β 

L’Imperial Regio Delegato Provinciale

 

Vicenza, 24 Aprile 1864

All’Inclito Imperial Regio Sig. Cav. Delegato Provinciale di Vicenza

La persona che mi fece la confidenza e che Γ¨ meritevole di tutta fede vidde (sic!) al momento che mi fece la riferita, il ritratto di Garibaldi esposto in pubblico nella farmacia De Lorenzi di Montebello e quindi Γ¨ falsa la di lui asserzione indicata nell’annesso verbale. CiΓ² serve ad evasione del riverito attergato decreto N. 318 del 23 corrente apparendo poi che il ricorso prodotto dal De Lorenzi (Γ¨) giΓ  in contravvenzione alla Legge sul Bollo.

Β L’Imperial Regio Commissario Sup. di Polizia

Β 

Venezia, 3 Maggio 1864

All’Ill.ma Imperial Regia Delegazione Provinciale di Vicenza

In riguardo alla incensurata condotta di Vincenzo De Lorenzi, farmacista-droghiere in Montebello, attestata dal Commissario Distrettuale di Lonigo e confermata da codesta Delegazione che fa presupporre non esservi corsa gravitΓ  d’intenzione nella contravvenzione imputatagli circa alla esposizione nell’interno della sua officina di due ritratti fotografici di Garibaldi, la Luogotenenza ha con odierna deliberazione ritenuto di passare sopra alla contravvenzione medesima, con ciΓ² riscontrato il rapporto 27 Aprile scorso N. 331 e si ritornano gli allegati per l’analoga comunicazione a chi spetta.

L’Imperial Regia Luogotenenza di Venezia

 

Ottorino Gianesato (dal NΒ° 10 di AUREOS – Marzo 2018)

Figura: Un celebre ritratto di Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi (a cura del redattore).

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