[201] L’ASILO VECCHIO DI MONTEBELLO
Dal libro “Montebello Novecento” di Amelio Maggio e Luigi Mistrorigo, pubblicato nel 1997, vi proponiamo questa settimana alcune considerazioni sul vecchio Asilo di Montebello e una preziosa testimonianza di vita vissuta:
Β« … Unβaltra benemerita istituzione fu lβAsilo Infantile, costruito nellβanno 1912 dal prevosto Don Domenico Giarolo, allβinizio di via Castello, nellβarea della storica chiesa di San Francesco.
Non si conosce il motivo per cui il Giarolo, ricercatore e scrittore di fatti ed edifici storici, abbia fatto demolire una delle opere piΓΉ celebri ed antiche del paese. Probabilmente per lβimpossibilitΓ di avere unβaltra area o lusingato dalla comoda e salutare posizione al centro del paese. Il fabbricato comprendeva lβabitazione delle suore con la cappella, quattro spaziose aule e due grandi saloni di cui uno a piano terra, con palcoscenico per le accademie dei piccoli e le recite dei grandi. Era pure luogo di incontro delle ragazze che le suore dorotee, maestre dβasilo, raccoglievano per dare loro la possibilitΓ di passare il tempo libero divertendosi e imparando i lavori femminili in un ambiente educativo e moralmente sano. Anche qui le sorelle Zonato, Emilia, Maria e Antonia, generose benefattrici, diedero vita a un laboratorio dove, sotto la guida di suore esperte e capaci, le giovani imparavano a confezionare oggetti di perle; a ricamare su tessuti di seta e cotone; a lavorare con macchine da cucire e di maglieria. Trovarono cosΓ¬ impiego decine di ragazze che, altrimenti, sarebbero rimaste a casa a carico delle loro famiglie.
Testimonianza della signora Bassanello Rosi: il Laboratorio femminile, allβAsilo vecchio in via Castello (ora Via San Francesco n.d.r.).
ComβΓ¨ bello ricordare i tempi passati della nostra giovinezza e confrontarli con quelli delle presenti generazioni! Eravamo piΓΉ felici noi o le signorine dei nostri tempi? Non Γ¨ facile rispondere. Vi so solo dire che allora, la maggior parte delle ragazze, ad eccezione di poche, di famiglie distinte, che continuavano gli studi, superata la quinta elementare, restavano in famiglia ad imparare i lavori casalinghi, mo1to piΓΉ impegnativi e pesanti di oggi, facilitati e alleggeriti dallβavvento degli elettrodomestici. Le ragazze di campagna, inoltre, aiutavano i familiari nei periodi di raccolta del frumento, del granoturco, dellβuva ecc. Non cβerano industrie e solo poche lavoravano in filanda. Allora nel nostro paese esisteva un Laboratorio Femminile, tenuto dalle suore dorotee nel salone del 1Β° piano dellβAsilo Infantile. E stato per tante ragazze di Montebello una scuola provvidenziale per poter imparare molti ed interessanti lavori femminili e guadagnare un piccolo compenso. Erano occupate una cinquantina di donne dai 14 ai 30 anni, per circa otto ore al giorno. Eseguivano lavori a mano, o con ferri o uncinetto. Confezionavano, con perle, borse, borsellini, cuscini, serpenti, cordoni per cinghie di vari disegni e colori. Oppure, con paglia bianca di riso, confezionavano cappelli per uomo, le famose βpajetteβ e cappellini per signora. Tutti oggetti di lusso, eseguiti con molta cura dalle agili ed esperte mani delle donne, invogliate a far bene ed in fretta, essendo ricompensate in base al numero degli oggetti ben finiti, che venivano richiesti e venduti a rivenditori veneziani. PiΓΉ tardi, per iniziativa delle sorelle Zonato, si iniziarono lavori di maglieria, di ricamo e a rete, per corredi destinati a promesse spose di alto rango e testiere per coprire le poltrone dei treni delle Ferrovie dello Stato. Durante il lavoro si conversava, si cantava e si pregava con allegria e spensieratezza proprie dellβetΓ giovanile. Nelle ore di libertΓ e nei giorni festivi, il Laboratorio diventava occasione di ritrovo e divertimento delle ragazze e signorine del tempo. LΓ¬, si preparavano commedie, accademie per celebrazioni di compleanni ed onomastici, giochi collettivi e gite; nel periodo carnevalesco festini con musiche e danze. Mancavano perΓ² i maschi, ma non per questo le partecipanti erano meno allegre e spensierate, anche perchΓ© al di fuori, gli spasimanti spiavano dalle porte e finestre e le invitavano a partecipare a balli privati, senza il controllo delle suore. Una volta, dβaccordo con loro, si organizzΓ² un pomeriggio danzante in maschera. Fu una furbesca trovata per far entrare allβAsilo anche i giovanotti, nascosti negli abiti femminili e dalle maschere. Immaginatevi che cosa Γ¨ successo quando le suore e i genitori vennero a sapere lβinganno. Lβamore palpitava anche ai nostri tempi e forse piΓΉ forte perchΓ© frenato da esasperate proibizioni e tabΓΉ.Β Β» (Da “Montebello Novecento” di Amelio Maggio e Luigi Mistrorigo, 1997).
Umberto Ravagnani
Foto: Cartolina postale spedita nel 1918 che mostra una veduta dell’area occupata dell’Asilo vecchio in Via San Francesco, ora complesso residenziale (APUR Archivio privato Umberto Ravagnani).
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