AMICI DI MONTEBELLO

2019_02_Vigevano

7 aprile 2019 : VIGEVANO (PV) (scarica la locandina)

Una bomboniera è l’immagine di un borgo raccolto, curato nel dettaglio, vegliato da mura possenti che sembra vogliano difenderlo dalle bizze e dalle brutture del contemporaneo. Ma una bomboniera spesso si dimentica in angoli bui di un cassetto, per ritrovarla impolverata nel bel mezzo di un trasloco. Ma Vigevano “non è” una bomboniera.

Basta trascorrere poche ore di una giornata qualsiasi nel cuore della Lomellina per avvertire la vivacità di una cittadina tanto legata al Ticino quanto alla sua storia e alle tradizioni, aperta alle novità dell’arte, agli eventi internazionali, alla musica.
Certo ci sono i crocchi animati di anziani in piazza (e che piazza!), le biciclette che scivolano discrete sotto il campanile, le vetrine “bene”, i caffè profumati dove tutti incrociano tutti: un condensato di raffinata provincia italiana. Ma il tempo rallentato del quotidiano qui si muove però sulle spalle di un passato importante e illustre, firmato dalle opere dei Visconti e degli Sforza e sigillato con le geometrie del Bramante e il genio di Leonardo.

1.
 L’ARMONIA DELLA PIAZZA DUCALE
In questa piazza ci si accomoda, si asseconda l’ombra estiva e la luce d’inverno, si segue il profilo elegante e la cadenza regolare di portici, colonne e capitelli. Si scrutano i comignoli annidati a grappoli sui tetti e le pietre irregolari e traslucide raccolte sulle sponde del Ticino e incastonate con maestria a comporre la pavimentazione. Il buon maestro Toscanini di armonia se ne intendeva e spesso trovava riposo nelle prospettive regolari della piazza, seduto ai tavolini di un bar. Armonia è non a caso il principio che mosse il lavoro di Leonardo, le rifiniture del Bramante, nel sogno di una “città ideale” di Ludovico il Moro che a cavallo tra XV e XVI secolo trasformò il cuore della Lomellina in un gioiello rinascimentale. La piazza sin dalla fondazione viscontea era una meravigliosa porta d’accesso alla corte del castello, ma il Vescovo Caramuel le cambiò destinazione, chiudendone i quattro lati con una posticcia facciata concava nel 1680, dopo che la città era divenuta sede vescovile nel 1531. Noi su questo intervento del prelato diciamo “purtroppo”, ma le opinioni sono discordanti.

2. IL PANORAMA DALLA TORRE DEL BRAMANTE
I gradini non li abbiamo contati, ma il fiato un po’ ha reclamato prima di farci guadagnare la terrazza della prima tra le merlature della Torre del Bramante. Lo sguardo può divertirsi a spaziare su quattro lati: sulla piazza nella sua integrità, sui tetti e le strade del centro storico, sul castello e nelle giornate terse sui campi della Lomellina.
La torre è il simbolo di Vigevano, tanto da essere stata collocata nel punto più alto della cittadina. La prima posa risale al 1198, ma è con Ludovico il Moro e Beatrice d’Este che assume grazie a Bramante la sagoma che ispirò nel XIX secolo la Torre del Filarete del Castello Sforzesco di Milano (per i soci Touring l’ingresso è ridotto).

3. ESPLORARE LE BELLEZZE DEL CASTELLO
La consapevolezza di trovarsi in spazi enormi è pari alla sensazione di muoversi in dimensioni pensate per la qualità di vita quotidiana degli ospiti di uno dei complessi fortificati più grandi d’Europa. Costruito tra il 1345 e la fine del ‘400 Visconti ne perfezionò la funzione residenziale (il Maschio) ma è con Ludovico il Moro, Bramante e Leonardo  da Vinci che il castello diviene una maestosa manifestazione di ingegno. Esplorarlo è una vera avventura se si pensa a una superficie di oltre 70 mila metri quadri, di cui 25 mila di coperture, cui vanno aggiunti i 36 mila metri quadri di cortile. Dal Palazzo Ducale è un piacere prendersi una pausa sul prato dei giardini, spesso teatro di eventi e concerti, prima di esplorare la Cavallerizza e accedere alle grandiose Scuderie, occupate da luoghi d’arte permanenti o temporanei. C’è di più. Abbiamo avuto il privilegio di salire in anteprima nella antica Falconiera attribuita al Bramante (1488), in attesa di aprire al pubblico nella prossima primavera dopo un laborioso restauro. Gli Sforza si dilettavano da quassù nell’arte della falconeria, educando i predatori uncinati tra le arcate di questo armonioso loggiato.

4. STORIA E COSTUME NEL MUSEO DELLA CALZATURA
L’insegna può rimandare a uno tra i molti e degnissimi esempi di esposizione dell’eccellenza imprenditoriale del territorio, che poi, alla prova di una visita, non lasciano il segno. Invece la collezione permanente del museo vigevanese è davvero impressionante: per numero degli esemplari esposti, per la varietà degli stessi e soprattutto per la puntualità nella descrizione della storia della moda calzaturiera dal XV secolo agli anni ’70 del ‘900, un’angolatura diversa da cui guardare ai cambiamenti del costume.Uno dopo l’altro ecco mostrarsi pezzi unici e originali, calzati da personaggi memorabili. Si va dalla “pianella” di Beatrice d’Este al tacco di Marylin Monroe, dalla babbuccia papale (Papa Francesco, forse in un eccesso di pauperismo, ha declinato la tradizionale offerta dei calzaturieri vigevanesi ai pontefici) allo scarponcino con le ghette del Duce, dalla gigantesca calzatura della star Nba Shaquille O’Neal, ai sandali da cerimonia dei popoli artici.  Ma un dibattito infuoca i vigevanesi: la paternità del tacco a spillo contesa con Parigi… una versione chic di “Davide contro Golia”?

5. GUSTARE I SAPORI DELLA LOMELLINA
Il paté d’oca da Oscar della nonna della signora Fulvia, chef dell’Oca Ciuca, è il nostro battesimo con la cucina di un territorio che ha molto da offrire, nel piatto come nei calici. Seguiamo Fulvia con il timore di eccedere nelle tentazioni, ma pur contenendoci apprezziamo i salumi d’oca della tradizione lomellina, i ravioli d’oca al burro su una riduzione di nocciola, un assaggio di risotto Carnaroli al radicchio tardivo, taleggio e vino rosso accompagnati da una Vespolina delle colline novaresi. Può bastare?

6. ENTRARE NEL MONDO DI LEONARDO
I puristi dell’allestimento del Museo della Leonardiana storceranno pure il naso, ma troviamo questo spazio dedicato interamente al genio di Vinci sia un esempio perfetto di divulgazione. L’obiettivo del progetto (che ha molte firme) è presentare al visitatore l’intera opera del genio più eclettico del Rinascimento. Niente della permanente è originale, ma le copie e i modelli sono di alta qualità e la supervisione scientifica di Carlo Pedretti (storico curatore dell’edizione nazionale dei codici e dei disegni vinciani) permettono un’immersione totale nel mondo di Leonardo.Disegno, ingegneria, pittura, scultura, carteggi e bozzetti: vedere tutto questo in un unico luogo infonde slanci di fiducia nelle potenzialità dell’uomo e consentirà a tantissimi ragazzi di godere di una esperienza davvero entusiasmante lontano dai banchi di scuola (https://www.touringclub.it)

 

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